l ddl Concorrenza contiene molte misure in diversi settori si tratta di una legge annuale, introdotta nell’ordinamento nel 2009 ma approvata in un solo anno, il 2017.
Tutti i settori interessati appartengono al comparto dei servizi, attività economiche poco esposte alla concorrenza internazionale, con un forte ruolo di intermediazione dell’operatore pubblico, settori dove c’è la messa a gara di concessioni: balneari, dei bacini da cui si ottiene energia idroelettrica, delle aree portuali, dei farmaci generici, oltre alla revisione dell’affidamento dei servizi pubblici locali e i criteri per selezionare le società per l’installazione delle colonnine di ricarica elettrica.
Si ricorre alle liberalizzazioni per evitare la continua caduta di produttività, a causa dell’insufficiente concorrenza, e quando metti il dito nella piaga, scoppiano le tensioni; balneari e tassisti in sciopero.
L’obiettivo del disegno di legge è portare avanti misure concorrenziali per recuperare efficienza delle imprese e consumatori,per logica il Parlamento le dovrebbe approvare annualmente, ma per diversi anni non è stato in grado di produrre,vuoi per negligenza, vuoi per non solleticare malcontento, disordini, manifestazioni.
Tutto si genera dalla direttiva europea Bolkestein del 2006 che riguarda anche l’eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione dei servizi, negli anni ha portato nelle piazze italiane tassisti, ambulanti e gestori di strutture balneari. Dopo l’ennesima proroga delle concessioni balneari, l’Europa ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, sulla questione è intervenuta anche una sentenza del Consiglio di Stato, sancendo che; ”l’estensione delle stesse concessioni al 2033 è illegittima e che lo Stato avrebbe dovuto assegnare entro due anni”.
La Commissione europea, inoltre, aveva posto l‘approvazione della legge sulla concorrenza come condizione fondamentale per l’elargizione dei fondi del Next Generation Eu»
Il Governo italiano aveva accettato, dunque non resta che cercare di completare la legge, anche se le posizioni dei vari partiti che compongono la maggioranza del Governo Draghi sono abbastanza distanti e il tempo scarseggia.
Da una parte lo Stato non può più accettare che i gestori degli stabilimenti balneari ottengano senza gare la possibilità di sfruttare un bene pubblico,ad un prezzo molto basso rispetto alle tariffe che poi applicano alla clientela, ma una gara delle concessioni causerà una disoccupazione immediata, perché molti vecchi proprietari potrebbero perdere le gare, e la concessione rappresenta l’unica fonte di reddito per l’intero nucleo familiare.
L’accordo sulle concessioni balneari c’è manca solo come indennizzare chi perderà la gara,serve che lo Stato definisca i criteri per la valorizzazione degli asset per definire il prezzo di uscita che pagherà chi subentra.
Rispetto alle concessioni dei bacini idroelettrici è stato deciso che dovranno essere messe a gara dalle regioni entro il 31 dicembre 2023, un anno più tardi rispetto a quanto era stato definito precedentemente.
Per i porti chi li gestisce avrà la possibilità di definire accordi integrativi con i privati per la loro gestione.
Per servizi pubblici locali; il nostro sistema è caratterizzato da tante imprese con un unico affidamento, spesso molto piccolo, quindi estremamente dipendenti da questo affidamento.
Restano sei mesi per realizzare un Testo unico sui servizi pubblici locali, qualche anno fa un tentativo simile era stato affossato, resta poco tempo anche per le concessioni balneari, il 31 dicembre 2023, come stabilito dal Consiglio di Stato, nell’Italia del diritto aspettiamoci oltre che manifestazioni anche i ricorsi.
Qualcuno le chiama rendite di posizioni ma in fondo sono stipendi e redditi di un grande numero di famiglie chi pensa al rentier sulle spalle dei cittadini pensi anche che sono cittadini che hanno investito, nella licenza del taxi, rinnovato le cabine dello stabilimento balneare o garantito l’efficienza del bacino idroelettrico, non si può non tenere conto degli investimenti compiuti.
Il gioco vale la candela, una misura di efficienza e innovatività del sistema economico, per i settori manifatturiero e dei servizi, farebbe superare la stagnazione degli ultimi vent’anni, in una componente settoriale importante dove la continua caduta della produttività dei servizi ha a che fare anche con l’insufficiente pressione della concorrenza.
Alfredo Magnifico