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Le scene di guerra che, minuto per minuto come fosse una partita di calcio, ci vengono trasmesse dai programmi televisivi hanno sconvolto le nostre esistenze piccolo-borghesi.

Di fronte alle scene di un’ esodo biblico, le persone che si accalcano alle frontiere per fuggire dalle bombe, volti straziati dalla paura, bimbi inermi e incoscienti di quello che succede attorno a loro, mi ripropongono alla memoria una canzone di Guccini che oggi potrebbe suonare così:

E un dio che è morto

“Ai bordi delle strade, (di Kiev) Dio è morto

Nelle auto prese a rate ,(distrutte nelle città dell’Ucraina) Dio è morto

Nelle case ucraine distrutte, Dio è morto.

In quei volti disperati, Dio è morto” così oggi avrebbe cantato Guccini

Ciò che ci preoccupa, è l’incombere della distruzione e della morte nel disorientamento e nella confusione, mentre siamo invasi dalle notizie più o meno false (le cosiddette fake news), non possiamo non chiederci: cosa ci sta accadendo e che ne sarà di noi?

La pandemia ci ha angosciati e continua ancora, coi suoi colpi di coda, ad influenzare il nostro quotidiano, questa guerra assurda, che raggiunge le nostre già magre esistenze con i suoi risvolti nefasti dal punto di vista economico ed esistenziale.

Dove è Dio in tutta questa desolante solitudine, in questa inenarrabile sofferenza?

Il nostro balbettio nasce da una profonda convinzione, lo stesso di Hannah Arendt, la quale, dopo aver indicato e denunciato il male radicale e assoluto nei totalitarismi storicamente realizzati, ha dovuto riconoscere che solo il bene può essere assoluto e radicale, il male può invece essere estremo, quella dei gerarchi nazisti come quella degli oligarchi putiniani.

La lotta fra il positivo e il negativo, il benessere e la sofferenza, la vita e la morte.

Il caso Dostoevskij-Milano Bicocca- è emblematico, al di là dell’indignazione perché qualcuno ha tentato di espellere (per fortuna senza esito) un genio della letteratura universale da quella che dovrebbe essere e denominarsi universitas studiorum.

Noi  borghesi piccoli piccoli cosa possiamo fare di fronte ai grandi della terra,?

Credo che la strada nella sua semplicità sia quella che all’angelus domenicale ci ha indicato Papa Francesco, dopo aver definito “la guerra una Pazzia” nella sua omelia: possiamo innanzitutto pregare per la pace, sperando oltre ogni speranza, possiamo manifestare ossia far sentire ai potenti il nostro grido disperatopossiamo essere solidali e sempre e comunque dalla parte di chi soffre e muore, compreso il giovane soldato russo soccorso dagli ucraini.

Alfredo Magnifico