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Oggi vorrei parlare di Zelensky.
È da un po’ che volevo farlo, ma la situazione militare incalzava, oppure c’erano importanti movimenti diplomatici in atto e non c’era il tempo, ma adesso a parte l’apparente sblocco del grano non si vedono eventi significativi in corso capaci di modificare l’attuale situazione di stallo, quindi il momento mi pare opportuno.

Nella nostra società caratterizzata da una comunicazione di massa e di bassa qualità è un classico esecrare o esaltare i personaggi pubblici più in vista: è veramente raro che qualche persona importante abbia un’esposizione mediatica neutra. Sembra che nelle nostre vite annoiate la maggior parte di noi abbia sviluppato una tendenza esagerata per il tifo irrazionale di tipo calcistico rivolto un po’ a tutto e a tutti…
Zelensky è solo un altro dei tanti personaggi divisivi rappresentati sui nostri media, a seconda della collocazione ideologica, quali santi o demoni, oppure come capaci o buffoni. Peggio ancora, a causa della natura irriverente del carattere italico, i demoni vengono sbeffeggiati e i santi considerati anche estremamente abili.
Abbiamo così il povero Joe Biden che i cospirazionisti descrivono ad un tempo come l’ideatore occulto delle numerose crisi mondiali e soprattutto di quella ucraina, e nel contempo come un perfetto idiota senile, come se le due personalità potessero essere compatibili; nel contempo Putin sarebbe uno statista tutto d’un pezzo, tenace difensore delle virtù cristiane tradizionali e della grandezza del suo Paese, e nel contempo sarebbe anche un uomo retto, previdente ed onesto, vittima delle calunnie occidentali.
Dall’altra parte abbiamo comportamenti simili, con i globalisti che dimostrano una minore tendenza alla demonizzazione dell’avversario (a meno che non si tratti di un politico nostrano di parte avversa), ma compensano con l’idealizzazione dei personaggi considerati positivi, quali appunto Zelensky. Entrambi atteggiamenti infantili.

Uno dei risultati positivi di questa mia serie di post, è che sono entrato in contatto con diversi cittadini ucraini, ed anche con italiani residenti o con intensi contatti con l’Ucraina, e questo mi ha consentito di sprovincializzare almeno in parte le mie idee sulla situazione sociale di quel Paese.
Credo dunque che occorra mettere in chiaro alcuni aspetti fondamentali.

Innanzitutto: Zelensky è stato eletto dagli ucraini in maniera legittima e assolutamente corretta, con il mandato di fare gli interessi degli ucraini, così come li concepiscono gli ucraini stessi; non per fare i NOSTRI interessi, oppure quelli degli ucraini così come NOI pensiamo che questi debbano essere.
È un po’ come con la Merkel, che a seconda che le sue decisioni fossero tali da favorire o meno l’economia italiana era considerata amica o nemica, capace o incapace: lei era stata eletta cancelliere della Germania, non dell’Italia, ed era responsabile verso i tedeschi, non verso di noi.
Porre il centro di riferimento su di noi è un errore tipico della nostra mentalità provinciale che tende a farci perdere il senso delle proporzioni nell’osservazione delle dinamiche di politica internazionale.

Quando Zelensky è stato eletto battendo il suo predecessore Poroshenko, in Occidente non si era affatto contenti, e di contro a Mosca non si era affatto irritati: infatti l’”uomo nuovo” della politica ucraina correva con una piattaforma politica che puntava fra l’altro su un’accelerazione dei colloqui con la Russia per risolvere il problema del Donbass. Molti analisti americani e della NATO erano preoccupati di una deriva “neutralista” dell’Ucraina e di un rallentamento della sua integrazione occidentale.
Peraltro la sua elezione, benché accaduta a dispetto del sostegno occidentale al suo rivale, è avvenuta in maniera assolutamente legittima a detta di tutti gli osservatori indipendenti del processo elettorale.
Quindi è assolutamente ridicolo accusarlo di essere una “marionetta americana”, visto che semmai l’uomo di fiducia di Washington era proprio il suo avversario.

Non mi dilungherò sul dileggio sovranista indirizzato al cosiddetto “piccolo comico”: a parte che Zelensky è decisamente più alto di Putin (che fa la sua magra figura accanto ai suoi ben più aitanti omologhi e supposti amici Xi ed Erdogan), il fatto che provenga dal mondo dello spettacolo non dovrebbe essere un limite così scandaloso visti i precedenti professionali dei nostri politici attuali, oppure il fatto che uno dei più rispettati presidenti repubblicani – Ronald Reagan – era un attore lui stesso.
Però occorre porre l’attenzione sull’accusa che viene rivolta al Presidente ucraino di essere troppo intransigente nelle trattative con Mosca.
Innanzi tutto non esiste nessuna “trattativa”: Putin ha dettato delle precise condizioni, e ripetutamente affermato di non essere disposto a deflettere da esse; anzi, afferma che se non vengono accettate in toto con il tempo diventeranno sempre più pesanti.
Ora, queste solo le basi di un “diktat”, non di una trattativa.

L’aspetto più importante da tenere presente però, è che a differenza di Putin, che è un autocrate e fa ciò che meglio gli aggrada facendolo poi vidimare dalla Duma, Zelensky è un Presidente eletto che risponde al suo popolo.
I sondaggi indipendenti effettuati dai media internazionali in Ucraina sono abbastanza concordi con i dati dell’intelligence occidentale e soprattutto con l’idea che mi sono fatto anch’io parlando con chi l’Ucraina la conosce, ci vive o almeno ci viveva: gli ucraini non ne vogliono sapere di cedere sovranità o territori ai russi.
Il fatto che molti italiani ossessionati dalle proprie esigenze personali pensino che Zelensky dovrebbe accettare di cedere territori e che per giustificare tale pensiero affermano che ciò sarebbe nell’interesse degli ucraini, non tiene alcun conto di ciò che ne pensano i diretti interessati.
E i diretti interessati preferiscono continuare a combattere piuttosto che accettare di dar via territori che considerano propri. Se anche Zelensky decidesse di piegarsi, verrebbe messo sotto accusa dal suo Parlamento, e il popolo gli si rivolterebbe contro: se pure volesse, saprebbe di non poterlo fare.

Non solo: l’accusa dei minions a Zelensky di essere “nazista” è ridicola di suo, visto che fra l’altro si tratta di un ebreo; però è vero che in Ucraina esistono partiti di estrema destra, e che questi sono pronti ad incamerare i voti di chiunque ritenesse non abbastanza energica l’azione del Governo nella difesa del Paese; e se Zelensky non è affatto un demone e nemmeno un idiota, non è nemmeno un santo: è anche un politico che vuole essere rieletto.

L’Ucraina è una Nazione in guerra, che è stata aggredita, si sente dalla parte della ragione e ritiene con l’appoggio dell’Occidente a cui ha scelto di allinearsi di poter vincere: in una Nazione in queste condizioni si sviluppa il patriottismo, che è un sentimento estremamente forte e sostiene la gente nei momenti più difficili e attraverso le prove più gravi.
Il fatto che molti in Italia si siano dimenticati di cosa questo sia, non significa che abbia cessato di esistere. Il fatto poi che molti scelgano di pensare unicamente al proprio interesse immediato non significa che questa sia la scelta giusta da fare.
Io ora non sono qui a dire quale sia questa scelta giusta: sono qui ad affermare che ciò che conta in questo momento è ciò che GLI UCRAINI pensano sia la scelta giusta da fare, e loro hanno scelto di combattere.
Chi ritiene che la loro sia una scelta sbagliata dovrebbe dire che è in disaccordo con loro, non che Zelensky è una marionetta degli americani e che non vuole la pace.

Quello che non vuole la pace è solo l’orso Vladimiro.

Orio Giorgio Stirpe