Forse l’aspetto che più mi sorprende della guerra in corso, è la mancanza di senso delle proporzioni da parte di gran parte di coloro che la commentano, siano essi giornalisti di professione o semplici cittadini impegnati sui social.
Eventi di importanza relativamente scarsa spesso sono anteposti ad altri notevolmente più significativi ed attraggono un’attenzione eccessiva che sembra fatta apposta per nascondere quel che effettivamente dovrebbe essere messo in risalto.
Per esempio l’episodio dei missili caduti in Polonia per errore (errore russo o ucraino, sempre di errore si tratta, ed era evidente fin dall’inizio visto che ad essere colpito è stato un trattore), che ha completamente distratto dagli oltre cento missili sparati – non certo per errore – contro l’infrastruttura civile ucraina, che hanno provocato un numero di vittime e di danni notevolmente più elevato. Si può capire come molte persone possano essere state prese dal dubbio se questo errore potesse portare ad un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto, ma i professionisti dell’informazione avrebbero facilmente potuto fugare tale dubbio visto che la stessa Polonia – pur dotata di un Governo ultra-interventista – ha minimizzato da subito l’evento…
Invece la polemica sull’attivazione o meno del famoso “Articolo 5” per l’attacco al trattore polacco è proseguita per quasi due giorni, oscurando una delle notti di bombardamento più intense e distruttive della guerra.
Altro esempio irritante è la dichiarazione del Generale Milley, che legittimamente preoccupato dalla riduzione delle scorte militari americane causata dal supporto per l’Ucraina, ha puntualizzato come durante l’inverno ci sia da aspettarsi una riduzione del ritmo dei combattimenti e quindi che una soluzione militare del conflitto favorevole all’Ucraina non sia certo questione di tempi brevi – esattamente come una conclusione favorevole alla Russia sia semplicemente fuori questione. In questo contesto era auspicabile una spinta per una soluzione diplomatica del conflitto…
Questa dichiarazione assolutamente equilibrata e condivisibile è stata allegramente distorta da un po’ tutta la stampa internazionale in un messaggio secondo cui il povero Milley avrebbe dichiarato che l’Ucraina non sia in grado di vincere e che quindi dovrebbe essere convinta a “trattare con la Russia”. La cosa si è allargata fino ad offrire l’immagine di un’Amministrazione americana spaccata fra “falchi” e “colombe”, dove fra queste ultime sarebbe stato da annoverare proprio il Pentagono, che in tal caso avrebbe anche abbondantemente ecceduto i suoi poteri invadendo indebitamente l’area di competenza del Dipartimento di Stato.
Se le cose fossero state così, il Generale Milley sarebbe stato immediatamente da rimuovere dal suo posto per indebita interferenza nelle competenze di un altro dicastero e per essersi permesso di andare contro la politica del suo Comandante in Capo. Ovviamente così non era, e quindi la cosa è rientrata, ma anche in questo caso una polemica completamente inutile è durata diversi giorni oscurando fatti molto più pregnanti… E anche in questo caso una semplice lettura integrale del testo letto dal Generale avrebbe consentito di fugare ogni dubbio fin dall’inizio.
Purtroppo moltissimi preferiscono leggere un breve titolo e saltare da questo alle conclusioni per poi lanciarsi in commenti basati sul nulla… Oppure su una visione completamente falsata delle cose, spesso corrispondente più ai propri desideri che alla realtà delle cose.
Quel che maggiormente colpisce, è che quando queste “bolle” di informazione fasulla esplodono, non c’è alcuna spiegazione conclusiva: semplicemente si smette di parlarne senza correggere la percezione errata fornita nel frattempo, così moltissimi spettatori rimangono confusi e con la memoria di eventi mai verificatisi… Memoria che poi contribuisce a fraintendimenti successivi, e magari alla creazione di una vera e propria “realtà alternativa”.
Il fatto è che tutto questo è perfettamente funzionale alla strategia disinformativa di una parte specifica nel conflitto, che ha fatto della “guerra ibrida” e dell’attacco non cinetico all’opinione pubblica europea la sua arma più efficace.
Curiosamente infatti la quasi totalità di questi casi di disinformazione portano a screditare la parte ucraina o a mascherare eventi sfavorevoli a quella russa, e molto raramente all’opposto.
Questo ovviamente ha una ragione ben precisa: mentre da parte russa esiste una struttura definita deputata a cogliere opportunità disinformative – se non a crearne di sana pianta – da parte ucraina o anche occidentale non esiste un singolo ente specifico con il compito di dirigere la guerra informativa contro la Russia; esiste solo una comunità disorganizzata di attivisti che si sforzano di mettere nella miglior luce possibile la causa ucraina sul Web, e da parte britannica si ha una certa tendenza ad abbellire la situazione militare a conforto della posizione di Kyiv.
Insomma: nel momento in cui un esponente occidentale pronuncia una frase che – opportunamente estrapolata e manipolata – possa essere adoperata per influenzare l’opinione pubblica occidentale, ci sarà subito un’organizzazione che si attiva per amplificare al massimo un messaggio teso a screditare l’Ucraina e a danneggiare il suo sforzo bellico… Mentre quando un Medvedev a caso spara una dichiarazione folle e perfino dannosa per la posizione russa, non c’è nessuno pronto a sfruttarla a vantaggio della politica occidentale di sostegno a Kyiv.
Durante l’estate abbiamo assistito ai furiosi assalti frontali russi nel Donbass, che hanno portato alla fine alla conquista della sola Severodonetsk senza neppure mai avvicinarsi all’obiettivo fondamentale di Kramatorsk. Durante questi assalti che hanno sostanzialmente dissanguato l’esercito russo fino a renderlo vulnerabile ai successivi contrattacchi limitati degli ucraini, si facevano scorrere sugli schermi i nomi – rilanciati dalla TV di Stato russa – di villaggi minuscoli che venivano di volta in volta investiti o catturati dai russi, indipendentemente dalla loro rilevanza o dimensione a volte del tutto insignificante.
I pochi commentatori seri si sforzavano di mettere in risalto l’irrilevanza di singoli crocicchi stradali o di miniere magari inattive da decenni, ma chi seguiva quei nomi su internet rimaneva convinto che i russi stessero facendo una conquista dopo l’altra.
Quando poi gli ucraini hanno iniziato i loro primi contrattacchi, la voce era che gli ucraini stavano subendo perdite pazzesche e che le loro riconquiste – quelle sì! – erano irrilevanti…
Di nuovo, il senso delle proporzioni era completamente perduto: per qualche strana ragione le conquiste ucraine erano insignificanti e le loro perdite ingiustificate, mentre nel caso russo sembrava essere vero il contrario.
Adesso siamo ormai in inverno e le operazioni militari sul campo sembrano languire mentre tornano in auge i bombardamenti. Un’ondata di cento missili sulle città ucraine passa quasi senza commenti, tranne quello che ormai le sofferenze della popolazione civile ucraina sarebbero “intollerabili” e l’Ucraina rischierebbe di essere “distrutta”, per cui gli ucraini dovrebbero accettare di scendere a compromessi anche territoriali con l’aggressore pur di mettere fine al conflitto…
Quando però gli ucraini attaccano le infrastrutture militari russe in Crimea (ponti, ferrovie, basi aeree o navali), allora sono gli ucraini che dovrebbero limitare i loro attacchi.
E se poi l’Ucraina dovesse colpire con un missile la centrale termica di Belgorod, in Russia? Allora i commenti sul web – e da parte di molti giornalisti che cavalcano l’umore che leggono su internet – sarebbero in larghissima parte rivolti ad una pericolosa escalation da parte ucraina, un’escalation che rischia di incenerire tutti noi, per cui sarebbe (ancora!) il momento di “costringere” gli ucraini ad essere più ragionevoli…
Di nuovo: mancanza di senso delle proporzioni, per cui cento missili russi sulle infrastrutture civili ucraine sono normali, mentre uno o due ucraini su quelle russe rappresentanoun eccesso pericoloso.
Siamo sempre alla situazione del bullo e della sua vittima: il bullo si comporta da bullo, e quindi nessuno si scandalizza; ma se è la vittima a reagire, allora bisogna intervenire perché questa non faccia arrabbiare ancora di più il suo aggressore… Poi, ovviamente, alla base di tutto la colpa è della “società” che ha reso il bullo quello che è.
Quindi alla fine, l’orso Vladimiro si comporta come dovrebbe, la sua vittima farebbe meglio ad abbozzare, e la colpa di tutto naturalmente è sempre solo dell’Occidente.
Orio Giorgio Stirpe