In Ucraina si sta lentamente materializzando una situazione assai differente da quella che ci si sarebbe potuti aspettare otto mesi fa. Le operazioni vedranno un’ultima impennata e poi rallenteranno inevitabilmente a causa dell’inverno.
Presto sarà il tempo di rinnovare la pianificazione operativa, e i Comandanti sul campo dovranno prendere le decisioni che plasmeranno l’andamento della campagna dell’anno prossimo.
Ma come si prende una decisione operativa?
Oggi voglio provare a presentare il modello deliberativo rappresentato dal Triangolo Decisionale.
Quando un Comandante incarica il suo Stato Maggiore di avviare le procedure di pianificazione, richiede inizialmente che gli vengano proposti due o più differenti Concetti d’Azione differenti che possano risolvere il problema operativo proposto dalla situazione contingente. Dopo averli analizzati, egli ne sceglierà uno quale base di lavoro per la pianificazione, imperniando la sua decisione su dei criteri ben precisi che avrà scelto preventivamente in base al suo insindacabile giudizio.
Questi criteri possono essere estremamente specifici, basati sulla dottrina militare oppure sull’intuito personale cel Comandante. Ma tra le infinite scelte possibili, ve ne sono tre che sono universali e che si attagliano alla decisione per la soluzione di qualsiasi problema: si tratta dei criteri di Efficacia, Efficienza e Tempestività.
L’Efficacia è quel criterio che privilegia la soluzione capace di offrire il risultato migliore in assoluto. L’Efficienza rappresenta il punto d’incontro fra la qualità del risultato e lo sforzo per ottenerlo. La Tempestività individua il primo risultato accettabile nel minor tempo possibile.
Chiaramente, si tratta di tre criteri incompatibili fra loro: non è logicamente possibile massimizzarli tutti e tre contemporaneamente, in quanto ciascuno dei tre cresce a spese degli altri due. Una soluzione che offra un risultato perfetto sarà sempre molto costosa e richiederà tempi lunghi; una che privilegi l’efficienza sarà di scarsa qualità e durabilità, e una che garantisca tempi molto ristretti sarà probabilmente precaria e molto costosa.
Per cercare di visualizzare il concetto, proviamo a pensare al Problema come ad un cerchio, e ai tre criteri fra cui scegliere per risolverlo come ai tre lati del triangolo con cui circoscrivere il Problema stesso.
La lunghezza del singolo lato del triangolo evidenzia l’importanza assegnata al criterio corrispondente, e il vertice opposto identifica il risultato nei termini del criterio in questione; quanto più tale punto sarà prossimo al cerchio del Problema, tanto più la soluzione proposta risponderà al criterio in esame. Così, se il criterio è l’Efficacia, il lato corrispondente sarà molto lungo, gli altri due lati si dovranno adattare e il vertice opposto al lato dell’Efficacia risulterà piuttosto vicino al Problema, indicando una soluzione di elevata qualità; ma la conseguenza di tale qualità sarà la distanza elevata degli altri due vertici dal cerchio del Problema, che indicheranno un elevato costo (derivato dalla scarsa efficienza) e tempi lunghi di realizzazione (determinati da una bassa tempestività) per la soluzione in esame.
Tutto questo per dire che semplicemente non esiste per alcun problema una soluzione che sia al contempo Efficace, Efficiente e Tempestiva: in particolare in campo militare, il Comandante che la pretendesse per sé o peggio ancora per i suoi subordinati, sarebbe un imbecille inidoneo al Comando.
Piuttosto, di volta in volta la situazione (cioè il contesto del problema) detterà la priorità dei criteri da adottare per la soluzione, e il Comandante dovrà saper selezionare quella giusta.
Gli individui tendono ad avere i propri pregiudizi nei confronti di questi tre criteri di base. Per esempio, un amministratore tenderà sempre a favorire l’efficienza, così che il risultato siabuono quanto basta minimizzando al massimo i costi. Un operatore di emergenze sceglierà sempre la tempestività, accettando i costi necessari e accontentandosi di un risultato appena passabile. Un artista infine guarderà unicamente alla qualità del risultato finale, e tenderà a considerare i costi un aspetto triviale e i tempi di lavoro un inconveniente del mestiere.
Un militare in Comando in tempo di guerra, come abbiamo visto, tende a ragionare con mentalità “artistica” (nel senso che i problemi che affronta non sono misurabili, né sperimentabili o tantomeno riproducibili) e ad operare in una situazione di emergenza; per questa ragione tenderà sempre a ricercare soluzioni che privilegino di volta in volta l’Efficacia oppure la Tempestività, e molto raramente l’Efficienza (in tempo di pace naturalmente le cose sono differenti). È anche per questo che la guerra risulta un’attività così dispendiosa… Ma soprattutto è anche per questo che il problema logistico si manifesta in maniera così drammatica: avviene quando un Comandante non è abbastanza sensibile alle istanze dei rifornimenti.
L’analisi del Problema operativo nell’ottica del Triangolo Decisionale aiuta un Comandante a mantenere la giusta prospettiva nel prendere le sue decisioni.
Naturalmente l’analisi per mezzo del Triangolo Decisionale non trova applicazione solo in ambito militare: in realtà tendiamo a farla tutti nel nostro piccolo. Mettiamo per esempio che leggere questo articolo vi abbia fatto venire il mal di testa: il metodo più efficace per farlo passare è prendere un analgesico, ma questo implica il tempo per andare in farmacia e il costo per acquistarlo. Più tempestivo ed efficiente è semplicemente staccarsi dal PC o dal cellulare e bere un bicchiere d’acqua fresca: il risultato sarà meno soddisfacente ma il sollievo sarà immediato e risparmierete il costo dell’analgesico.
Non starò ad osservare come questo strumento ragionativo trovi applicazione anche in ambito politico ed economico, e mi limiterò a rimanere in ambito delle decisioni militari.
Prendiamo, ad esempio, la situazione di Kherson, che pur non essendo particolarmente decisiva (la campagna nel nord Luhansk lo è molto di più per le sue implicazioni operative) tende ad attirare maggiormente l’attenzione in quanto coinvolge la più grande e importante città ucraina occupata finora dai russi.
A Kherson, il generale Zaluzhny ha deciso fondamentalmente di operare finora in base al criterio di Efficienza, impiegando il minore quantitativo possibile di forze e accettando tempi lunghi per la soluzione del problema (eliminare la testa di ponte russa a ovest del Dnipro), in cambio della possibilità di concentrare gli sforzi più a nord.
Adesso però sembra che i russi, realizzato finalmente che difendendo a oltranza la testa di ponte stavano sacrificando inutilmente le loro Brigate migliori in uno sforzo assolutamente sterile, sembra si accingano a ripiegare di loro iniziativa.
Si tratta di un cambio di situazione significativo, e quando si verifica un tale cambio la pianificazione operativa deve essere riesaminata: al termine del riesame il piano può rimanere lo stesso, può essere semplicemente corretto, oppure va rivisitato completamente.
Mantenendo la presente postura, basata come visto sul criterio dell’Efficienza, gli ucraini consentiranno ai russi di recuperare la quasi totalità dei loro uomini e parte dei loro mezzi pesanti, con la possibilità di reimpiegare tali forze in altri punti più sensibili del fronte.
Una semplice, tempestiva accelerazione della pressione esercitata al momento dalle sole forze del Comando Sud ucraino, magari con l’intervento delle riserve locali, porterebbe ad un aumento dell’attrito da entrambe le parti; potrebbe concretizzarsi in un drastico aumento del numero di mezzi russi che dovranno essere abbandonati, ma il costo per gli ucraini potrebbe essere elevato.
Infine, Zaluzhny potrebbe decidere di impiegare su Kherson le proprie riserve principali e lanciare un assalto potenzialmente molto costoso, sacrificando la possibilità di ulteriori guadagni prima del Grande Fango nel settore Lyman-Luhansk, nel tentativo di distruggere buona parte delle forze russe intrappolate sulla sponda occidentale del Dnipro prima che possano ripiegare: sarebbe la soluzione più efficace del problema operativo nel sud, ma richiederebbe uno sforzo elevato e imporrebbe un sacrificio in un altro settore.
Zaluzhny dovrà assumersi la responsabilità di una decisione, tenendo anche conto del problema del possibile sabotaggio della diga di Nova Kachovka…
Quanto all’orso Vladimiro, che ha perduto l’iniziativa, non rimarrà che aspettare e vedere cosa deciderà di fare il suo nemico.
Orio Giorgio Stirpe