C’è ancora qualcuno in giro che mi contesta l’affermazione secondo cui il fronte in Ucraina è bloccato? Qualcuno ancora disposto a credere che i russi avanzino “lentamente ma inesorabilmente”?
Sono giorni che non viene citato più nemmeno un nuovo toponimo dal Donbass o da qualsiasi altra zona del teatro Operativo. I russi sono bloccati sulla linea estrema che sono riusciti a raggiungere, e si aggrappano disperatamente al terreno perché sono a corto di tutto.
D’altra parte, se Sparta piange, Atene non ride: anche gli ucraini sono esausti e si aggrappano al terreno con uguale affanno. Così come “l’inarrestabile avanzata russa” nel Donbass, anche la “controffensiva” ucraina a Kherson è una fantasia di propagandisti e commentatori vari: i contendenti sono privi di capacità offensiva residua.
Ma mentre la propaganda ucraina sulla controffensiva a Kherson aveva uno scopo operativo, quella russa è pura demagogia volta a tenere alte le speranze della propria popolazione e dei vari minions sparsi per l’Occidente, disposti a bersi qualunque frottola purchè non provenienti dai media del cosoddrtto “pensiero unico” (che sarebbe poi tutto quello che non sostiene la propaganda del regime russo).
L’enfasi sulla controffensiva ucraina ha infatti spinto i russi a spostare forze di élite a livello BTG dal Donbass a Kherson per prevenire la temuta caduta della città, affossando definitivamente ogni opportunità di mantenere un minimo di pressione sul solo fronte dove il “secondo esercito più potente del mondo” manteneva ancora l’iniziativa.
In effetti, una pallida possibilità di lanciare un contrattacco a Kherson (non una controffensiva, quella è un’operazione molto più vasta di un semplice contrattacco) esisteva: ormai le Brigate ucraine che hanno iniziato la mobilitazione a marzo dovrebbero aver raggiunto una minima capacità operativa iniziale, e avrebbero potuto alimentare uno sforzo per riprendere la città.
Ma, come ho avuto modo di osservare nei post passati, secondo me sarebbe stato un errore. Queste Brigate sono prive di esperienza, piene di reclute appena addestrate e armate alla leggera; sono molto più utili per rinforzare la difesa e dare respiro ai veterani esausti, rendendo così del tutto impossibile una rinnovata offensiva russa, che non per alimentare un contrattacco in ogni caso non risolutivo, dove però subirebbero perdite gravissime e sostanzialmente inutili.
Quella di Kherson ormai è più una sacca che non una testa di ponte: collegata con un solo ponte-diga distante dalla città e con zattere provvisorie alla sponda del Dnipro tenuta dai russi, funziona fondamentalmente come una gabbia in cui il meglio dell’esercito russo è rinchiuso senza la possibilità di fare danni e dove langue in una perenne crisi di rifornimenti.
In sostanza sono forze neutralizzate anche senza essere attaccate, perché non sono in grado di fare danni.
Perché non sono in grado di fare danni? Per la stessa ragione per cui l’offensiva nel Donbass si è spenta: mancanza di rifornimenti.
Una cosa che agli osservatori civili sfugge, è che per condurre un’operazione offensiva reale, non basta disporre di soldati e di armamenti pesanti in prima linea: occorre disporre alle loro spalle di riserve operative per sostenere il loro sforzo e scavalcarle una volta effettuato lo sfondamento in modo da proseguire in profondità; ed occorrono soprattutto caburante, munizioni, cibo e parti di ricambio per alimentare il tutto.
Se queste riserve e questi materiali mancano, lo sforzo delle unità in prima linea non solo è destinato ad esaurirsi rapidamente (consentendo al massimo di citare un nuovo toponimo sulla carta topografica), ma compromette anche la possibilità di difendere quanto conquistato in precedenza.
Il punto fondamentale è che i russi queste riserve e questi materiali non li hanno più.
Non li hanno nemmeno gli ucraini in maniera sufficiente (né li avevano in precedenza del resto), e quindi il fronte è fermo visto che nessuno ha la possibilità di prendere l’iniziativa senza compromettere le proprie stesse capacità di difendere le linee raggiunte.
Okay, diranno alcuni: è chiaro come gli ucraini non abbiano tali risorse: gli aiuti occidentali arrivano lentamente, e le perdite sono state gravi; ma i russi avevano tanti uomini, e i loro materiali sono praticamente infiniti…
Già: avevano tanti uomini, cioè tanti “BTG” (Battalion Tacrical Groups).
Ricordate quando cercavo di spiegare come i russi stessero alimentando lo sforzo nel Donbass dilapidando le loro linee sugli altri fronti in modo da proseguire l’offensiva su un fronte via via sempre più ristretto, pur avendo raggiunto da tempo il “culmination point”? Avevo anche spiegato che era un sistema pericoloso e quasi suicida, perché implicava la “cannibalizzazione” di sempre più Brigate e quindi l’indebolimento dell’intero fronte allo scopo di proseguire – almeno all’apparenza – un’offensiva in ogni caso non risolutiva; avevo anche scritto che non era un sistema che potesse continuare a lungo, e che avrebbe compromesso la capacità operativa complessiva dell’esercito russo.
Bene: è quello che è successo.
Le linee russe ora sono ovunque così sottili che non possono essere ulteriormente dilapidate per sostenere uno sforzo di qualsiasi tipo, né nel Donbass, né altrove, e non esistono più riserve da mettere in campo perché sono già state utilizzate tutte.
L’unico motivo per cui il fronte russo non crolla, è che gli ucraini sono altrettanto stremati; ma loro sono quelli che si difendono, e per loro (checché ne dica la loro stessa propaganda) va bene così. In fondo hanno fermato l’invasione del “secondo esercito più potente del mondo” in meno di sei mesi.
E a differenza dei russi, stanno lentamente accumulando forze fresche.
Ma in quanto ai materiali? Di quelli, i russi ne hanno tanti…
Il discorso sulle armi ex-sovietiche lo abbiamo già fatto: di fronte alle armi controcarri moderne fornite dall’Occidente ormai in grandi quantità, mandare al fronte carri armati obsoleti significa solo offrire facili bersagli agli ucraini e far morire bruciati gli equipaggi.
Ciò di cui i russi in effetti dispongono in maniera quasi infinita sono le munizioni di artiglieria “stupida”, cioè non di precisione: proietti e razzi per semoventi e lanciarazzi a 152 e 122 mm… E naturalmente il carburante disponibile è infinito.
Ma si tratta di materiale che va trasportato al fronte per essere usato. I russi trasportano tutto per ferrovia… E le ferrovie si arrestano nei pressi del confine, o in alcuni punti (come a Mariupol) poco oltre. Poi occorre usare i camion, e qui la logistica russa comincia a fare acqua da tutte le parti perché parliamo di camion vecchissimi, manutenzionati male, a corto di parti di ricambio ed impiegati su strade devastate o addirittura di fortuna e a senso unico.
Fin dall’inizio questo stadio della logistica era stato visto come il punto debole dei russi, ma ora le cose sono molto peggiorate.
Questi camion trasportano il materiale a dei punti di raccolta abbastanza vicini alle Unità in prima linea perché queste se li possano andare a prendere… Distanza che sostanzialmente dipende dal raggio di tiro delle artiglierie nemiche e dalla capacità del nemico di individuare tali punti di scariamento merci.
Grazie alla ricognizione satellitare occidentale e ai nuovi sistemi d’arma ricevuti dall’Occidente, nonché alla crescente attività partigiana nelle retrovie, ora gli ucraini sono in grado di individuare con precisione questi depositi provvisori, e di colpirli soprattutto con i famosi HIMARS.
Dopo la distruzione sistematica di numerosi depositi a fine luglio, i russi hanno dovuto arretrarli tutti, ad una distanza quasi doppia rispetto a prima; questo significa che le difficoltà e i tempi di rifornimento delle Brigate in prima linea sono raddoppiati. Ancora peggio, signifia che la disponibilità di munizioni “stupide” per l’artiglieria – l’arma vincente dei russi – si è dimezzata: e quindi si è dimezzata la capacità di fuoco.
In pratica è come se oggi i russi avessero perso metà della loro famosa artiglieria… Senza considerare le perdite effettivamente subite.
Potenza di fuoco dimezzata e niente riserve opertive significano una sola cosa: niente capacità offensiva. Requiem per la guerra di movimento.
Con buona pace dell’orso Vladimiro.
Orio Giorgio Stirpe