Nella sua ultima partecipazione ad Accordi & Disaccordi, ieri sera sul Nove, per spiegare perché l’ingresso di nuovi Paesi nella Nato rappresenterebbe a suo avviso un pericolo, il prof. Orsini ha affrontato il tema facendo una premessa: “Prima devo chiarire come sia scoppiata la Seconda guerra mondiale. Quando Hitler invase la Polonia non voleva la Seconda Guerra Mondiale. Non è scoppiata perché Hitler a un certo punto ha deciso deliberatamente di attaccare l’Inghilterra, la Francia, la Polonia e la Russia. Hitler non aveva nessuna intenzione di far scoppiare la guerra mondiale. È successo che i Paesi europei hanno creato delle alleanze militari, ognuno delle quali conteneva un articolo 5 della Nato, cioè un articolo che prevedeva, nel caso di attacco da parte di un Paese straniero, che tutti i membri della coalizione sarebbero entrati in guerra. Quello che successe è che il primo settembre del 1939 la Germania invase la Polonia, l’Inghilterra e la Francia si erano alleati con la Polonia, e si creò un effetto domino a cui Hitler non aveva interesse e che Hitler non si aspettava nemmeno che scattasse”.
Finora avevo pensato che Orsini fosse un uomo estremamente intelligente, maestro della sua materia, e semplicemente spaventato fino al midollo dal rischio di una nuova Guerra Mondiale. Dopo aver letto queste sue affermazioni però, mi convinco che oltre ad essere un fifone (cerco di evitare il termine che a un soldato viene più spontaneo, che è “vigliacco”) che pensa prima di tutto alla propria pelle e poi ai principi su cui si basa la civiltà del suo Paese, sia in realtà un perfetto ignorante alla disperata ricerca di notorietà.
Questo in quanto il principio giuridico di “garanzia” da parte delle grandi potenze nei confronti delle Nazioni più piccole esisteva già da secoli quando avvenne l’invasione della Polonia, e Hitler era perfettamente consapevole delle conseguenze del suo proditorio attacco.
La stessa Germania (quella guglielmina però) lo aveva sperimentato nel 1914 quando invadendo il Belgio neutrale aveva determinato l’intervento britannico nella guerra mondiale precedente. Oppure quando l’Austria attaccando il Piemonte nel 1859 aveva provocato l’intervento francese in base agli accordi di Plombières.
Dire che “Hitler non voleva la guerra e fu sorpreso”, dimostra lo stesso atteggiamento che può avere in classe il classico “Pierino” dei film comici, solo che in questo caso non fa assolutamente ridere. Hitler sapeva perfettamente di scatenare una guerra europea, che aveva anche abbondantemente previsto nei suoi scritti: riteneva semplicemente che il momento fosse quello giusto, e in effetti i fatti gli diedero ragione, almeno finché non decise di scatenare subito anche il SECONDO conflitto che aveva in mente, prima di aver concluso il primo: quello contro l’Unione Sovietica. Poi, preso dal suo stesso entusiasmo, per colmare la misura dichiarò anche guerra agli Stati Uniti, e a quel punto il suo destino era segnato.
Per molti versi, Putin sta facendo la stessa cosa. Il conflitto con l’Occidente per lui era inevitabile fin dall’inizio, e tutta la sua politica è stata orientata a prepararlo; lo ha scatenato quando riteneva fosse il momento più opportuno, ma rispetto a Hitler il suo esercito era decisamente meno preparato al compito. Ora si lascia andare allo stesso entusiasmo, continuando a rilanciare la posta nella convinzione di poter prevalere, e anche rendendosi conto di non poter più tornare indietro ora che tutto il mondo sviluppato lo considera un paria inaffidabile e pericoloso.
Ma torniamo ad Orsini.
Le sue affermazioni palesemente errate lasciano spazio a solo due possibili interpretazioni. Nella prima, Orsini è grossolanamente ignorante della storia che cita in televisione; nella seconda, il professore distorce consapevolmente i fatti storici per meglio “vendere” il suo pensiero ad una platea che chiaramente considera ignorante a sua volta.
In entrambi i casi, trovo perfettamente legittimo che una università prestigiosa decida di rinunciare ai suoi peraltro riccamente retribuiti servizi; trovo altrettanto comprensibile se il canale televisivo decide di cancellare la sua collaborazione, chiaramente volta più ad attirare l’attenzione che non a fornire un servizio pubblico.
Non si tratta di censura: non è che chiunque abbia il diritto di andare in TV a dire la sua: io per esempio non posso farlo, e non mi lamento certo per questo. Tocca alla direzione decidere, scegliendo fra le diverse personalità disponibili quelle che oltre a fare ascolto forniscano anche informazioni utili ad un dibattito sano e basato su dati reali.
Con il suo carattere arrogante e le sue sparate più o meno credibili, Orsini fa sicuramente audience; ma non solo non offre un servizio informativo utile basando le sue affermazioni su notizie false o su fatti deformati, ma fornisce anche indirettamente un diretto supporto alla propaganda di un Paese ostile.
È perfettamente vero che moltissime persone apprezzano le parole del professore. Le apprezzano in quanto forniscono una base apparentemente valida per le loro paure ancestrali. Perché la paura di morire in guerra è antica quanto la Storia.
Si tratta di una paura legittima?
Naturalmente sì. La paura è un’emozione sana, che ci rende consapevoli di un pericolo. La reazione alla paura può essere la viltà o il coraggio, a seconda se si decida di evitare il pericolo o di affrontarlo; la mancanza di paura invece si chiama incoscienza.
Evitare il pericolo non è di per sé sbagliato; lo diventa solo quando non solo ci si vuole sottrarre personalmente al rischio, ma quando si vuole anche impedire agli altri di affrontarlo. Per esempio è logico e sano che una madre cerchi di sottrarsi assieme ai figli piccoli; non lo è che impedisca ai figli adulti del vicino di casa di affrontarlo loro.
Ancora più strana è la tendenza di coloro che affermano che “i tempi sono cambiati”: sono coloro che pensano che sia giusto e degno di ammirazione che i loro nonni si siano sacrificati per la loro libertà, ma non trovano giusto sacrificarsi loro stessi per quella dei loro nipoti. Come se le cose fossero davvero differenti.
Le armi nucleari hanno cambiato il bilancio costi-benefici di una guerra, non la sua natura. Una famiglia bruciata viva nella sua città devastata dai barbari nell’antichità non ha subito un destino migliore di quella disintegrata a Hiroshima: sono morte entrambe male.
In generale, la disponibilità a correre un rischio personale per un bene comune è il motore che ha portato avanti la civiltà. L’indisponibilità dei cittadini a rischiare, è al contrario un grave sintomo di decadenza.
La “pace ad ogni costo” non è Pace. Produce solo una vita da passare nel terrore. La Pace è vita trascorsa liberamente nella sicurezza. Se lasciassimo che Putin faccia i comodi propri per evitare di “farlo arrabbiare”, vivremmo in assenza di guerra qualche altro anno, semplicemente in attesa della sua prossima intemperanza… O di quella di qualcun altro. Baratteremmo la nostra sicurezza futura per un attimo di respiro oggi. Un pessimo investimento.
Per questo, discorsi come quelli del professor Orsini fanno unicamente il gioco dell’orso Vladimiro, e non dovrebbero essere propagati a spese dei contribuenti. Fermo restando il suo diritto di dire quello che vuole a chi ha ancora la pazienza di sopportarlo.