Se le forze corazzate costituiscono l’aspetto più visibile e direttamente associato all’esercito russo nell’immaginario collettivo, l’utilizzo a massa della sua potenza di fuoco terrestre ne rappresenta la capacità di maggiore efficacia reale.
Lo strumento per l’uso della potenza di fuoco terrestre è l’artiglieria: l’artiglieria russa, fin da prima della Prima Guerra mondiale rappresenta la tradizionale arma vincente della Russia, prima zarista, poi sovietica e adesso sotto Putin. È il settore dove viene impiegato il personale migliore, dove si è prodotto il materiale più efficiente e sviluppato le procedure d’impiego più efficaci.
L’artiglieria terrestre (separata da quella contraerei) russa si divide in due branche distinte: quella “tradizionale” e quella missilistica; la differenza fra le due risiede nel tipo di munizionamento: i razzi hanno un effetto più vasto e una gittata maggiore, ma richiedono munizionamento più pesante ed ingombrante e tempi di caricamento più lunghi, e inoltre il loro effetto è minore sui mezzi corazzati. Per questa ragione i russi impiegano entrambi i sistemi fino ai livelli ordinativi più bassi (i famosi “BTG”, Battalion Task Groups). Man mano che il livello ordinativo di impiego sale (Brigata, Divisione e Armata) aumenta il calibro del munizionamento impiegato, e con esso la sua potenza e gittata.
Il tipo di fuoco erogato dall’artiglieria terrestre a sua volta può essere in supporto diretto o generale, a seconda se tale fuoco sia indirizzato a precedere ed accompagnare la manovra dei BTG direttamente associati, oppure ad attaccare direttamente il nemico come parte della manovra generale del livello superiore. Dalla coordinazione del fuoco dei diversi livelli ordinativi e dalla relativa aderenza alla manovra dei BTG dipende l’efficacia delle operazioni. Per assicurare tale coordinamento l’esercito russo, più che sulla qualità, si è concentrato sulla quantità dei sistemi d’arma disponibili. Mentre in Occidente ogni sistema è concepito per assicurare un’estrema precisione e una grande celerità di tiro in modo da colpire in successione diversi bersagli, in Russia si è preferito avere un gran numero di armi in grado di sparare contemporaneamente e saturare un’area specifica con il fuoco. Questo comporta da un lato che i sistemi d’arma occidentali costino molto di più, e dall’altra che quelli russi producano molti più danni collaterali e soprattutto richiedano un quantitativo enormemente superiore di munizionamento, il che pesa in maniera sproporzionata sulla già deficitaria logistica russa.
L’artiglieria ucraina è molto simile a quella russa: utilizza esattamente le stesse armi e la medesima dottrina; è solo estremamente più piccola e ha le proporzioni – ma non i mezzi – di quella occidentale.
Il modo classico di contrastare l’artiglieria nemica per impedirle di supportare efficacemente la manovra di attacco dei BTG è impiegare la propria stessa artiglieria prioritariamente contro quella avversaria. Soprattutto quando l’artiglieria viene impiegata a massa, con un gran numero di obici che sparano contemporaneamente, è facile individuarla e sparare contro le sorgenti di fuoco avversarie, soprattutto se le rispettive gittate sono equivalenti. Per questo motivo l’artiglieria moderna tende a sparare pochi colpi per arma prima di spostarsi velocemente, in modo da evitare la reazione di fuoco avversaria. È questo il motivo principale per cui gran parte dell’artiglieria di recente produzione è semovente, cioè su cingoli come i carri armati: l’artiglieria a traino è estremamente vulnerabile al fuoco di controbatteria se contrapposta ad un avversario moderno perché più lenta nel rischierarsi.
Russi e ucraini dispongono ancora di un gran numero di artiglierie a traino meccanico, quasi tutte residuati degli anni ’50 e ’60, ma le impiegano a livello accentrato e solo quando hanno conseguito una netta superiorità sull’avversario. Queste armi poco precise sono in larga parte responsabili delle devastazioni nelle aree urbane dell’Ucraina, della Siria e della Cecenia.
Il mezzo moderno più efficace per distruggere l’artiglieria nemica è l’aviazione. La dottrina della NATO prevede infatti la “campagna aerea” quale azione propedeutica a qualsiasi operazione ad alta intensità, prima per eliminare prima la difesa aerea avversaria e stabilire la superiorità aerea sul Teatro, e poi per neutralizzare l’artiglieria nemica. Per questa ragione i russi associano gran parte della loro contraerea all’artiglieria terrestre.
Per gli ucraini questa opzione non esiste: la loro aviazione non è assolutamente in grado di neutralizzare la difesa aerea russa in modo da attaccare l’artiglieria senza subire danni estremi, ed è soprattutto per questo che la NATO è riluttante a fornire aerei all’Ucraina in questa fase: verrebbero distrutti quasi subito.
Ne consegue che il solo mezzo con cui gli ucraini possono contrastare lo strapotere dell’artiglieria russa – oltre a trincerarsi per assorbire il fuoco con meno danni possibili – è impiegare la propria stessa artiglieria in azioni di controfuoco che vadano a colpire i cannoni russi immediatamente dopo che hanno sparato. Per questo motivo le ultime forniture di armi occidentali sono consistite esattamente in obici con gittata e precisione di livello occidentale e soprattutto radar specificamente disegnati per rilevare in tempo reale la provenienza del fuoco avversario prima ancora che questo colpisca. In questo modo gli ucraini potranno cominciare a colpire gli artiglieri russi mentre questi stanno ancora sparando: oltre a distruggere artiglierie nemiche, in questo modo demoralizzeranno il personale che le impiega e ridurranno l’efficacia del loro tiro.
Se questi sistemi saranno in numero sufficiente e impiegati in maniera efficace, potrebbero rovesciare le sorti del conflitto nel settore in cui i russi godono del loro maggiore vantaggio.
L’impiego dell’artiglieria ha la sua massima efficacia contro bersagli fissi: quelli mobili sono di copertura molto più difficile per armi che sparano “a puntamento indiretto”, cioè senza vedere l’obiettivo ma in base a dati di tiro forniti da osservatori e sensori avanzati. I bersagli in movimento sono meglio serviti da armi a tiro diretto (come i missili controcarri) e dall’aviazione.
La battaglia del Donbass vedrà gli ucraini impiegare un’alternanza di difesa fissa – ancorata a fortificazioni campali ed estesi trinceramenti per proteggere le fanterie schierate a difesa – e di difesa mobile, eseguita da carri armati e mezzi cingolati per fanteria fra una linea fortificata e l’altra.
Mentre questi ultimi saranno relativamente poco vulnerabili all’artiglieria russa, i trinceramenti attireranno la massa del fuoco nemico, e dovremo aspettarci sia nelle campagne che nei rimanenti centri urbani della zona scene di devastazione anche peggiori di quelle già viste recentemente, specie man mano che l’attacco si stringerà intorno ai centri abitati chiave di Slaviansk e Kramatorsk. Rimane da sperare che questa volta la popolazione civile riesca a sottrarsi per tempo all’uragano di fuoco dell’orso Vladimiro…