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Un’ultima riflessione personale, poi prometto di tornare alle analisi militari che più si confanno alla mia esperienza professionale.

Ieri in un commento durante una discussione mi sono lasciato sfuggire un’espressione un po’ forte nei riguardi del Prof. Orsini e di quanto continua ad affermare sui media. Di solito cerco di evitare, perché le frasi urlate su internet mi disturbano; ma poi ripensandoci non l’ho cancellata come volevo fare inizialmente, perché quello che ho scritto lo sento davvero dentro di me.

Orsini – e il suo modo di ragionare – mi fa davvero schifo.

Una repulsione di pelle, istintiva e molto forte.

Proprio in quanto istintiva, e siccome mi considero una persona normalmente educata e tollerante, mi ha fatto riflettere, chiedendomi il perché di una sensazione così estrema.

Alla fine mi sono reso conto che la ragione di questa mia reazione di pelle è di origine professionale.

Gli argomenti addotti da Orsini per me originano da una vigliaccheria pura e semplice, di origine ancestrale. Quella stessa vigliaccheria che un militare di professione impara a combattere e vincere dentro di sé durante lunghi anni di addestramento e di pratica ad affrontare il pericolo. Quella vigliaccheria che teme sempre di dover leggere nel comportamento di chi gli sta al fianco, perché è destinata ad indebolire la schiera di cui si fa parte, il cui collasso porterebbe alla fine di tutti.

 

Il militare infatti disprezza i vigliacchi non in quanto questi manchino del suo stesso (supposto) coraggio, ma perché la loro paura di morire mette a rischio il risultato per cui tanti altri sono invece disposti a rischiare la propria vita. La viltà di pochi può rendere inutile il coraggio di molti.

Occorre qui distinguere fra paura e vigliaccheria. La prima non è affatto un’emozione negativa, anzi: la paura aiuta a sopravvivere in quanto rende consapevoli della gravità di un pericolo. L’assenza di paura è incoscienza, non coraggio. Il coraggio è la capacità di affrontare la paura e vincerla correndo i rischi necessari per perseguire obiettivi importanti, difendere principi fondamentali o proteggere persone care.

La vigliaccheria invece è la resa di fronte alla paura. È debolezza interiore, che porta a rinunciare a tutto – principi, ideali, affetti – pur di garantire la propria sopravvivenza fisica.

Il fifone di solito si nasconde per evitare di essere identificato come tale. Come diceva il Manzoni del povero Don Abbondio, se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare.

Verissimo. Ma anche un Don Abbondio può avere un suo ruolo positivo nella società, laddove si ritaglia un ruolo utile per la comunità ed evita di diffondere inutilmente le sue paure.

Il vigliacco si fa forte della sua stessa paura. La grida ai quattro venti con orgoglio, cercando di diffonderla in modo da renderla un fattore il più comune possibile, spalmandone la responsabilità sulla comunità intera, così da non doversene vergognare. Non si accontenta di fuggire il pericolo: vuole che lo rifuggano tutti, e si ritaglia un ruolo guida nella fuga generale.

 

Il fenomeno che si ingenera quando questo comportamento ha successo è il disfattismo. La rinuncia pura e semplice a difendere quanto si riteneva irrinunciabile in nome di un malinteso istinto di sopravvivenza.

 

Da militare, non riesco a provare disgusto per questo tipo di comportamento.

Per me significa gettare alle ortiche il sacrificio di chi ci ha preceduti e magari accompagnati. Ripudiare le lezioni della storia; infangare nomi, tradizioni, simboli che sono cari a me e a tutti quelli come me.

Vedere e sentire propalare questo tipo di messaggio rinunciatario in maniera pubblica, quasi con l’orgoglio di chi ritiene di essere l’ultimo detentore del buon senso mi offende profondamente. Ma non è solo una questione astrattamente etica.

Il fatto è che questo atteggiamento, applicato ad una situazione internazionale come quella attuale, incita non solo a non farsi carico della soluzione di un problema internazionale, ma anche ad abbandonare al proprio destino un’altra Nazione aggredita che si aspetta solidarietà morale e aiuto pratico. Come rifiutarsi di aiutare il vicino di casa il cui tetto va a fuoco perché si ha paura di bruciarsi: quel vicino non si fiderà mai più… E nemmeno gli altri che invece accorrono con i secchi d’acqua.

Propalare “da esperto” il messaggio che non si debba sostenere l’Ucraina in quanto “abbiamo già i nostri problemi”, oppure che non si possa fornire le armi all’aggredito perché “Putin potrebbe arrabbiarsi”, significa incitare all’egoismo e alla vigliaccheria la gente. All’egoismo perché passa il messaggio secondo cui occorrerebbe badare ai propri affari e aiutare gli altri solo quando torna utile; alla vigliaccheria perché si afferma senza vergogna che non si dovrebbe “irritare il bullo”. Esattamente lo stesso modo di pensare che permette alla mafia di prosperare e ai prepotenti di abusare dei più deboli.

Secondo questo modo di pensare i patrioti avrebbero dovuto farsi gli affari propri, e i partigiani restarsene a casa loro invece che di andare in montagna…

 

Secondo Orsini l’Ucraina dovrebbe mostrarsi ragionevole e concedere a Putin almeno qualcosa di ciò che vuole (e che non riesce a prendersi con la forza): così finalmente noi potremmo rilassarci nella nostra egoistica tranquillità… Tanto sarebbe solo l’Ucraina a pagare con il suo territorio: a noi cosa importa? Quanto a noi, dovremmo smetterla di parlare male di Putin: in fondo chi siamo noi per decidere cosa è giusto e cosa sbagliato, oppure chi ha ragione e chi ha torto? Anzi, meglio pensare che è tutta colpa nostra: così almeno ci passa la voglia di ficcare il naso, perché in fondo noi non contiamo niente…

 

No, mi dispiace: noi contiamo, eccome. Come italiani, europei e occidentali possiamo rivendicare tutti quei principi di diritto e di civiltà in nome dei quali l’Ucraina sta combattendo per la sua autodeterminazione. Visto che vuole appartenere di sua spontanea volontà alla nostra comunità, abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di sostenerla nella sua lotta contro il dispotismo straniero.

Occorre sicuramente usare prudenza e giudizio nel modo in cui la sosterremo, e il dibattito su come farlo senza mettere a repentaglio il pianeta è assolutamente utile e necessario. Ma buttare via senza ritegno tutti i principi che abbiamo sempre sostenuto per noi stessi e ammirato nei personaggi storici alla base della nostra società solo perché sembra il modo più facile e rapido per garantirci pace e tranquillità non è un modo dignitoso di vivere.

 

Per questo non sopporto  il disfattismo  di chi in ultima analisi dimostra solo egoismo e vigliaccheria, e sostiene senza vergogna l’orso Vladimiro.