Scrivo il giorno dopo i report da Bucha.
Sinceramente non pensavo di trovarmi a commentare episodi di questo genere. Ho studiato e analizzato le forze armate sovietiche e russe – in particolare le unità di manovra dell’esercito – per tutta la mia carriera militare, in particolare gli ultimi quindici anni, e al di là dell’ovvia considerazione che si trattasse di potenziali avversari, ho sempre coltivato un’elevata opinione professionale nei loro confronti.
Questo mio atteggiamento ho sempre visto essere largamente corrisposto dai miei colleghi, fino a rasentare l’ammirazione.
È per questo – ritengo – che certi generali in pensione si siano lasciati andare a considerazioni quantomeno imprudenti sull’esito probabile del conflitto, alcuni fino a lasciarsi sfuggire espressioni poco professionali quali “la Russia ha già vinto” o “L’Ucraina non può vincere”.
Procediamo con il metodo del “Rasoio di Occam” e sgombriamo il campo dalle ipotesi meno probabili.
La prima è che l’intera storia dei massacri sia un “Fake” come proclamato da Mosca: una messinscena orchestrata dall’Ucraina per screditare i russi. Non è credibile sia così, perché purtroppo si tratta di una situazione troppo vasta e diffusa: non solo Bucha, ma diversi altri casi analoghi in aree appena liberate. Semplicemente gli ucraini non avevano il tempo o i mezzi per organizzare una messinscena così vasta. Inoltre la presenza di media internazionali è troppo massiccia: CNN, BBC, AP, France Presse sono tutti in zona e documentano in proprio. C’è un motivo se perfino l’ONU e le agenzie internazionali si sono già sbilanciate accusando i russi di atrocità.
La seconda ipotesi che però va esclusa secondo me è anche che Putin abbia ordinato o anche solo autorizzato una cosa simile: non perché non ne sia capace, ma perché non gli conviene, non gli serve in nessun modo e soprattutto collide con la sua stessa propaganda. Putin ha un sacco di difetti, ma non è stupido: escludo quindi possa aver voluto una cosa simile, tanto atroce quanto controproducente.
Se non sono stati gli ucraini e non è stato un ordine superiore, rimane solo l’ipotesi di un’iniziativa locale da parte di soldati russi sul campo. Ma come può essere possibile?
Credo che prima di esprimere qualunque giudizio, occorra tornare ad analizzare la costituzione delle forze russe sul campo.
L’esercito russo è costituito da un insieme di professionisti e di personale di leva. La dottrina attuale sull’impiego dei “BTG” (Battalion Task Groups) è tale per cui la maggior parte dei BTG stessi siano costituiti da professionisti, ma molti siano composti da coscritti, con un rendimento e una disciplina notevolmente diversi fra loro. La stragrande maggioranza dei reparti che hanno miseramente fallito finora, con casi di sfaldamento, resa in massa di interi plotoni alla volta, perfino rifiuto di obbedienza, erano reparti di coscritti: gente che a quanto pare lo stesso Putin non intendeva spedire al fronte, ma il cui impiego era reso ineluttabile dalle dimensioni troppo ristrette della componente professionale dell’esercito.
Anche fra i professionisti esistono diversi livelli di qualità: i reparti delle “VDV”, le forze di élite aviotrasportate (paracadutisti) e quelli della fanteria di marina sono sicuramente meglio addestrati e più motivati del resto.
Ora: le forze in azione a Nord di Kyiv e a ovest del Dnipro, quelli che provenivano dalla Bielorussia e hanno dovuto attraversare Chernobyl per arrivare in zona di operazioni, appartenevano alla 29^ e alla 35^ Armate Combinate, provenienti dal Distretto Militare Centrale (Urali e Siberia), ma un minimo di sei (e fino a nove) dei loro BTG provenivano da una divisione aviotrasportata delle VDV. A differenza delle armate schierate più a est (contro Chernihiv, Sumy e Kharkiv) che infatti hanno subito perdite molto più pesanti, avevano una percentuale di coscritti relativamente bassa.
Mi riesce difficile pensare che soldati professionisti possano aver perso il controllo in questo modo.
Il fatto è che sul campo non ci sono solo soldati russi dell’esercito regolare.
Putin ha mandato sul campo moltissimi uomini (interi battaglioni) della “Rosgvardia”: la Guardia Nazionale russa, che a sua volta è costituita essenzialmente dagli ex-reparti di sicurezza del Ministero degli Interni… La famosa “milizia” degli OMON ex-sovietici: per intenderci, gli stessi che bastonano i manifestanti in piazza a Mosca o San Pietroburgo. Questi non sono soldati. Sono milizia di Regime, fedeli prima a Putin che alla Russia.
Infine, risulta che a Kyiv era anche stato mandato un contingente di “Kodirovitsy”: i ceceni alleati di Putin. E un comportamento come quello di Bucha sarebbe assolutamente compatibile con quanto visto a Grozny vent’anni fa.
Queste presenze potrebbe spiegare un simile comportamento bestiale.
Esiste poi un’altra valutazione da fare.
Ai soldati russi era stato detto che andavano a “liberare” gli ucraini dall’oppressione di gruppi “nazi” e nazionalisti. Si aspettavano di essere accolti bene, e hanno scoperto di essere considerati invasori. Per assurdo, condizionati com’erano, si sono sentiti “traditi” dai “fratelli” ucraini che non si comportavano come avrebbero dovuto in base alle loro aspettative, e come capita fra fratelli l’entusiasmo può spesso trasformarsi in odio.
Odio, o perlomeno disagio profondo.
Uno dei motivi di orgoglio e di confidenza di prestare servizio in un moderno esercito europeo e nella NATO è che nei nostri ranghi non esistono droghe e l’alcolismo è ferocemente limitato. Ma non è così in gran parte del resto del mondo. In particolare non è così in Russia.
L’uso di droghe da parte dei soldati russi impiegati in Cecenia è ampiamente verificato, e spiega molti degli eccessi colà verificatisi: le droghe aiutano ad affrontare realtà inaccettabili, e gerarchie poco etiche le impiegano volutamente per poter utilizzare personale di leva anche in situazioni estreme. Lo stesso vale per i miliziani serbi in Bosnia: quelli che tagliavano le dita alle donne bosniacche (ancora vive) per rubare loro gli anelli.
Il problema dell’alcolismo in ambito militare russo poi, non merita nemmeno di essere discusso per quanto è evidente e riconosciuto.
Non ho dati per definire l’uso di droghe e l’eccesso di alcolici fra i militari professionisti russi, e sono propenso a credere che sia minimo o nullo, così come ritengo il loro addestramento tale da escludere che si abbandonino ad eccessi non desiderati sui civili.
D’altra parte tali problemi sono accertati come endemici nel personale di leva e presso le milizie irregolari.
Questi comportamenti, associati a personale non sufficientemente addestrato e motivato, sottoposto a forte stress per una situazione di combattimento inaspettata e altamente frustrante, e che per di più si vede esposto all’umiliazione della sconfitta e alla morte di tanti compagni, possono purtroppo condurre ad azioni incontrollate ed anche estreme come quelle di cui abbiamo purtroppo visto le conseguenze.
E tutto questo è solo colpa tua, orso Vladimiro…