Negli anni 50 ho vissuto la mia prima infanzia, il boom economico che ne è seguito fu determinato dal Piano Marshall, eravamo sotto le macerie della guerra, non si deve sottovalutare la spinta all’ottimismo e alla speranza che pervadeva la società italiana, grazie, soprattutto, ad una classe politica colta, preparata e che sapeva guardare lontano,e progettare il futuro da qui vennero fuori autostrade, case popolari, cassa per il mezzogiorno e industrie.
La caduta della prima repubblica ha spento questa fiducia verso il futuro, il concetto dell’Etica è venuto a mancare in questi anni.
L’avvento di Berlusconi ha stravolto il modo di fare politica, gli elettori, abbandonata la vecchia politica, sono andati come i sorci del pifferaio magico dietro al nuovo, votando prima Berlusconi, poi Matteo Renzi, poi i 5stelle, infine Giorgia Meloni, guidati da una spinta verso il nuovo, ovvero, verso la speranza che nelle varie fasi essi rappresentavano.
Le religioni conoscono assai bene il valore della speranza, ma, la religione sull’onda delle idee liberali, liberiste libertarie e liberticide è stata sostituita da valori effimeri e dallo sviluppo spropositato della tecnologia, ai sacerdoti si sono sostituite le divulgatrici del niente con milioni di seguaci-follower- le parrocchie sono state sostituite dai cellulari.
Si è perso l’ottimismo, il pensiero positivo e di conseguenza le emozioni positive che hanno avuto un effetto benefico nel passato senza il quale è più difficile raggiungere il successo, sono riusciti ad ammazzare la Speranza ».
Il pensiero positivo manca oggi ai politici e a gran parte della politica, che potremmo definire depressiva e oppressiva, tesa a rimirare solo il proprio ombelico e non le praterie del pensiero positivo.
Ad essere più usata in questi anni è stata la parola: sacrifici, richiesti ai poveri, intendiamoci, i sacrifici, per una serie di ragioni, sono a volte necessari, si possono anche affrontare col sorriso sulle labbra se c’è una prospettiva per cui è utile battersi. I sacrifici fini a se stessi, invece, hanno respiro corto.
La mia quarantennale esperienza sindacale mi fa dedurre che se nel sistema produttivo si affermano tecniche attente a misurare il grado di soddisfazione dei propri dipendenti, magari premiando la qualità e la produttività: è certo di conseguenza che un’azienda euforica ha maggiori chance di successo di un’impresa rinunciataria.
Così è anche per la società, che senza stimoli inaridisce. Ognuno dei politici succedutisi è stato interpretare questo bisogno di fiducia (nel proprio Paese, nelle sue capacità, nelle sue potenzialità).
Ogni volta alla fine del mandato si è misurato il mancato gradimento e si è cercato il nuovo cavallo di razza che alla fine, per l’elettorato si è rivelato un brocco, ora sarà da verificare se La Meloni riuscirà a mantenere le promesse, di certo parte con il piede sbagliato questa legge di bilancio appare debole nell’impostazione e contraddittoria con le promesse nei contenuti.
La società italiana si è ritrovata in un lungo tunnel dal quale deve uscire, ha bisogno di lanciare il cuore oltre l’ostacolo.
Sarebbe ingiusto non riconoscere i problemi oggettivi, gli ostacoli da superare.
La politica (al di là degli schieramenti) deve indicare un senso di marcia che non può essere quello della rinuncia, ma del rilancio e del superamento di quegli ostacoli che ne hanno bloccato la serenità e hanno rafforzato le perverse contraddizioni che l’hanno fatta sprofondare nel baratro.
Alfredo Magnifico