Il Centro studi di Confindustria lancia l’allarme:” l’Italia potrebbe chiudere il 2022 con una caduta del sistema economico e produttivo, si respira un clima in netto peggioramento.
Gli ingredienti ci sono tutti: dal caro-energia che persiste, ai prezzi del gas che a novembre stanno risalendo; dall’inflazione che è da record e si è espansa sui beni di largo consumo, ad un carrello della spesa in Italia ha raggiunto prezzi eccezionali; dai tassi di interesse della Bce che sono in costante aumento; fino ad arrivare alle imprese che rischiano per carenza di liquidità e per debiti sempre più onerosi.
Con questi presupposti, il quarto trimestre si preannuncia più cupo degli altri, l’Italia potrebbe chiudere il 2022 con un peggioramento economico: fino ad intravvedere il crollo.
L’economia italiana fino ad adesso ha mostrato una certa resilienza, con un Pil acquisito nel 2022 del +3,9%,ma… il vento può cambiare a fine anno e il focus è tutto sul quarto trimestre.
I segnali di un indebolimento generale, preannunciano la caduta tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo,sono almeno 4 i fattori che indicano debolezza;
· Il primo riguarda la produzione industriale nazionale, con un calo non trascurabile dell’1,8% a settembre, le industrie hanno iniziato a mostrare debolezza, sebbene Confindustria abbia sottolineato che la diminuzione nella media del terzo trimestre è stata di un più modesto 0,4% e, in generale, la manifattura ha retto.ma “gli indicatori qualitativi sono peggiorati, tracciando la rotta per un più pesante segno meno nel 4° trimestre: il PMI in ottobre è sceso ancor più in area negativa (46,5); i giudizi sugli ordini proseguono la flessione (-9,6 a novembre); la fiducia delle imprese manifatturiere resta compressa.”
· Il secondo, i prezzi del gas stanno di nuovo avanzando e ha ampiamente superato i 100 euro per megawattora negli ultimi giorni di novembre, dopo che si era attenuato a ottobre, l’andamento in salita non è un buon segnale per l’inflazione italiana ed europea, già a livelli massimi.Con lo stallo in Ue sul price cap e le rinnovate minacce della Russia allo stop delle forniture dell’unico passaggio ancora attivo, ovvero quello tramite l’Ucraina, la crisi del gas si è accentuata, la quotazione olandese è schizzata su uno scenario a breve termine di incertezza e flussi in diminuzione.
· Terzo l’inflazione è in costante aumento,e i prezzi salgono e si raffreddano invece negli Usa. La disparità non fa che peggiorare le condizioni di concorrenza per le imprese, l’export, che ha visto una solida ripresa in Italia grazie soprattutto alle vendite extra-Ue, potrebbe subire un rallentamento: “Negative le indicazioni sugli ordini manifatturieri esteri, molto deboli in ottobre. In prospettiva peserà la debolezza della domanda estera, specie in Europa, a causa di incertezza e inflazione.”
· Il quarto arriva dalle previsioni sull’Eurozona, che mostrano un deterioramento. Nella prima parte del 2022, la ripresa della regione è stata supportata da consumi e investimenti, ma ora il quadro economico sta cambiando. Con i prezzi energetici in costante crescita e la prospettiva di tassi di interesse più alti, la recessione è alle porte.
La fiducia delle imprese è calata a ottobre e una frenata delle attività aziendali è data per certa in Eurozona, con il pieno coinvolgimento dell’Italia, infatti, il 2022 non finirà nei migliori dei modi per le aziende italiane; il rialzo dei tassi della Bce non sarà indolore per gli imprenditori: l’aumento del costo di finanziamento “ha già iniziato a trasferirsi sui tassi pagati dalle imprese in Italia, che fino a settembre sono aumentati di quasi un punto (da 1,74% a 2,59% per le PMI; da 0,76% a 1,69% per le grandi) e sembrano destinati a salire molto di più.”
Il debito mondiale mai così alto, è una bomba pronta ad esplodere, il calcolo di Confindustria è di 2,3 miliardi in più in un anno per il costo del credito delle aziende, con il rischio di arrivare a 6,8 miliardi se il rialzo dei tassi seguirà pienamente quello del BTP, le imprese italiane nel 2° e 3° trimestre 2022 hanno chiesto più prestiti, ma per scorte e capitale circolante, non per investimenti e soprattutto nel breve termine, lo afferma la banca d’Italia.
Inoltre, c’è un allarme liquidità, in erosione: le imprese “avrebbero bisogno oggi di alleggerire il peso del debito, anzitutto allungando i tempi di rimborso dei prestiti già in essere, invece di tornare a indebitarsi ulteriormente, in più nella misura in cui l’esigenza di liquidità, indotta dal caro-energia, conduce a debito addizionale, ciò avviene a tassi crescenti sulle nuove operazioni: l’onere del debito, dunque, cresce due volte.”
Questa spirale; prezzi energetici alti-tassi elevati-bollette più care, significherà per l’Italia un finale di anno con meno investimenti delle imprese e un calo dei consumi delle famiglie, la cui liquidità sarà impiegata per pagare l’energia e non per acquistare o investire.
Alfredo Magnifico
ile crollo a fine anno.
Il Centro studi di Confindustria lancia l’allarme:” l’Italia potrebbe chiudere il 2022 con una caduta del sistema economico e produttivo, si respira un clima in netto peggioramento.
Gli ingredienti ci sono tutti: dal caro-energia che persiste, ai prezzi del gas che a novembre stanno risalendo; dall’inflazione che è da record e si è espansa sui beni di largo consumo, ad un carrello della spesa in Italia ha raggiunto prezzi eccezionali; dai tassi di interesse della Bce che sono in costante aumento; fino ad arrivare alle imprese che rischiano per carenza di liquidità e per debiti sempre più onerosi.
Con questi presupposti, il quarto trimestre si preannuncia più cupo degli altri, l’Italia potrebbe chiudere il 2022 con un peggioramento economico: fino ad intravvedere il crollo.
L’economia italiana fino ad adesso ha mostrato una certa resilienza, con un Pil acquisito nel 2022 del +3,9%,ma… il vento può cambiare a fine anno e il focus è tutto sul quarto trimestre.
I segnali di un indebolimento generale, preannunciano la caduta tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo,sono almeno 4 i fattori che indicano debolezza;
· Il primo riguarda la produzione industriale nazionale, con un calo non trascurabile dell’1,8% a settembre, le industrie hanno iniziato a mostrare debolezza, sebbene Confindustria abbia sottolineato che la diminuzione nella media del terzo trimestre è stata di un più modesto 0,4% e, in generale, la manifattura ha retto.ma “gli indicatori qualitativi sono peggiorati, tracciando la rotta per un più pesante segno meno nel 4° trimestre: il PMI in ottobre è sceso ancor più in area negativa (46,5); i giudizi sugli ordini proseguono la flessione (-9,6 a novembre); la fiducia delle imprese manifatturiere resta compressa.”
· Il secondo, i prezzi del gas stanno di nuovo avanzando e ha ampiamente superato i 100 euro per megawattora negli ultimi giorni di novembre, dopo che si era attenuato a ottobre, l’andamento in salita non è un buon segnale per l’inflazione italiana ed europea, già a livelli massimi.Con lo stallo in Ue sul price cap e le rinnovate minacce della Russia allo stop delle forniture dell’unico passaggio ancora attivo, ovvero quello tramite l’Ucraina, la crisi del gas si è accentuata, la quotazione olandese è schizzata su uno scenario a breve termine di incertezza e flussi in diminuzione.
· Terzo l’inflazione è in costante aumento,e i prezzi salgono e si raffreddano invece negli Usa. La disparità non fa che peggiorare le condizioni di concorrenza per le imprese, l’export, che ha visto una solida ripresa in Italia grazie soprattutto alle vendite extra-Ue, potrebbe subire un rallentamento: “Negative le indicazioni sugli ordini manifatturieri esteri, molto deboli in ottobre. In prospettiva peserà la debolezza della domanda estera, specie in Europa, a causa di incertezza e inflazione.”
· Il quarto arriva dalle previsioni sull’Eurozona, che mostrano un deterioramento. Nella prima parte del 2022, la ripresa della regione è stata supportata da consumi e investimenti, ma ora il quadro economico sta cambiando. Con i prezzi energetici in costante crescita e la prospettiva di tassi di interesse più alti, la recessione è alle porte.
La fiducia delle imprese è calata a ottobre e una frenata delle attività aziendali è data per certa in Eurozona, con il pieno coinvolgimento dell’Italia, infatti, il 2022 non finirà nei migliori dei modi per le aziende italiane; il rialzo dei tassi della Bce non sarà indolore per gli imprenditori: l’aumento del costo di finanziamento “ha già iniziato a trasferirsi sui tassi pagati dalle imprese in Italia, che fino a settembre sono aumentati di quasi un punto (da 1,74% a 2,59% per le PMI; da 0,76% a 1,69% per le grandi) e sembrano destinati a salire molto di più.”
Il debito mondiale mai così alto, è una bomba pronta ad esplodere, il calcolo di Confindustria è di 2,3 miliardi in più in un anno per il costo del credito delle aziende, con il rischio di arrivare a 6,8 miliardi se il rialzo dei tassi seguirà pienamente quello del BTP, le imprese italiane nel 2° e 3° trimestre 2022 hanno chiesto più prestiti, ma per scorte e capitale circolante, non per investimenti e soprattutto nel breve termine, lo afferma la banca d’Italia.
Inoltre, c’è un allarme liquidità, in erosione: le imprese “avrebbero bisogno oggi di alleggerire il peso del debito, anzitutto allungando i tempi di rimborso dei prestiti già in essere, invece di tornare a indebitarsi ulteriormente, in più nella misura in cui l’esigenza di liquidità, indotta dal caro-energia, conduce a debito addizionale, ciò avviene a tassi crescenti sulle nuove operazioni: l’onere del debito, dunque, cresce due volte.”
Questa spirale; prezzi energetici alti-tassi elevati-bollette più care, significherà per l’Italia un finale di anno con meno investimenti delle imprese e un calo dei consumi delle famiglie, la cui liquidità sarà impiegata per pagare l’energia e non per acquistare o investire.
Alfredo Magnifico