Ultime notizie

Oltre quarant’anni fa discussi la mia tesi di laurea,tutti amici,conoscenti, colleghi si aspettavano che discutessi una tesi in diritto del lavoro visto il lavoro che facevo,ma, contrariamente alle aspettative altrui preferii affrontare un argomento per allora rivoluzionario;il reinserimento dei carcerati nella società,il titolo della mia tesi fu”sanzioni alternative alla carcerazione,oggi vedo con soddisfazione che anche in CNEL a distanza di quarant’anni si sensibilizza sull’argomento.

Nel maggio del 2024 l’assemblea del Cnel approvò un disegno di legge  recante “Disposizioni per l’inclusione socio-lavorativa e l’abbattimento della recidiva delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi o restrittivi della libertà personale emanate dall’autorità giudiziaria”, poi trasmesso formalmente alle Camere.

L’obiettivo di fondo è gettare un ponte tra il carcere e la società, portando il lavoro e l’istruzione al centro di un grande progetto di inclusione sociale, che veda protagonisti le imprese, i sindacati, il volontariato, il sistema scolastico e universitario e gli enti locali-

Presso il Cnel è stato anche insediato un Segretariato per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale, al fine di promuovere la cooperazione inter istituzionale e concorrere, in stretto raccordo con il Dap-Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e attraverso il coinvolgimento sistematico delle parti sociali, delle forze economiche e delle organizzazioni del terzo settore, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi per il reinserimento socio-lavorativo e l’inclusione delle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale.

Il Cnel vuole concorrere alla strutturazione di una rete interistituzionale integrata in grado di: gestire il problema dell’inclusione lavorativa nella sua globalità sia in carcere che nella fase post-rilascio; attrarre stabilmente risorse esterne in termini economici e di competenze; implementare interventi ad alto impatto su scala nazionale che coinvolgano un numero significativo di detenuti.

I dati elaborati dal Cnel nell’ambito del programma Recidiva Zero, in collaborazione con il ministero della Giustizia e volto a favorire studio, formazione e lavoro in carcere, dicono che sei condannati su dieci sono già stati in carcere almeno una volta.

La media dei reati ascritti a ogni uomo detenuto è pari a 2,4 contro  l’1,9 di ogni donna detenuta, il dato della recidiva cala fino al 2% per i detenuti che hanno avuto la possibilità di un inserimento professionale.

Il trend positivo si registra su persone detenute occupate negli ultimi due anni (2022-2024), sia alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria che di ditte esterne.

Tra il mese di giugno 2024 e lo stesso mese del 2022, risulta un aumento complessivo dell’11,3% di persone detenute che lavorano e passano da 17.957 a 20.240 (+ 2.283), con aumento del 7,4% di detenute che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria (da 15.827 a 17.096, + 1.269 persone), e del +32,2% di quelle occupate in ditte esterne (da 2.130 a 3.144, + 1.014 persone.

I corsi di istruzione e formazione professionale attivati sono passati da 148 del giugno 2022 a 310 del giugno dello scorso anno, con gli iscritti saliti da 1.545 a 3.716, con un aumento del 140%.

Su oltre 60mila detenuti presenti negli istituti penitenziari, uno su tre è coinvolto in attività lavorative, non più dell’1% è impiegato presso imprese private e il 4% presso cooperative sociali.

La stragrande maggioranza,l’85%, lavora alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, spesso per brevi periodi.

Circa il 34% dei detenuti frequenta corsi di istruzione e il 6% percorsi di formazione professionale, detenuti iscritti all’Università non raggiungono il 3%.

Il 32% degli istituti penitenziari dispone di aule didattiche utilizzate per corsi di istruzione di I e II grado e per l’istruzione terziaria, di cui oltre la metà cablato. Il 65% dispone solo di aule per istruzione primaria e secondaria, mentre il 3,5% non dispone affatto di aule. Circa uno su quattro degli istituti dispone di spazi non utilizzati, sebbene siano cablati e possano essere impiegati per percorsi formativi.

La mancata offerta di opportunità lavorative per i detenuti priva lo Stato di un ritorno sul Pil-Prodotto interno lordo fino a 480 milioni di euro.

L’86% degli istituti penitenziari ha locali all’interno adibiti ad attività di tipo lavorativo e formativo, ma quattro su dieci sono inattivi.

Su 100 detenuti che seguono percorsi di formazione e di inserimento lavorativo in carcere nelle cooperative sociali torna a delinquere meno del 10%, un abbattimento della recidiva importante rispetto a chi è sottoposto a trattamenti standard.

L’impegno della cooperazione sociale si rinnova per rendere tangibili sia la finalità rieducativa della pena, sia la funzione sociale della cooperazione, come indicato dall’articolo 45 della Costituzione. Considerando che un detenuto costa oltre 150 euro al giorno al nostro Paese, investire in questi strumenti per il reinserimento socio lavorativo, premia.

Una riabilitazione sociale che punta molto sulla formazione e il lavoro.

Oltre 4mila persone usufruiscono dei servizi residenziali per detenuti ed ex-detenuti, in particolare con problemi psichiatrici e di dipendenze, e di altri servizi di reinserimento socio lavorativo una volta finita la detenzione.

La cooperazione sociale rappresenta un importante fattore di congiunzione tra il carcere ed il mondo esterno.

Il ddl equipara lavoratori liberi e lavoratori ristretti, prevedendo:l’applicazione del contratto collettivo nazionale e la parità di trattamento economico e normativo complessivo, valorizza il ruolo delle Commissioni regionali per il lavoro penitenziario,  l miglioramento delle misure previste dalla Legge Smuraglia e l’istituzione del collocamento mirato per i giovani che escono dagli Istituti penali per minorenni, dopo un percorso certificato di formazione.

Il progetto di ampliamento della piattaforma Siisl va verso un sistema più esteso, con il coinvolgimento di  detenuti.

Questa idea progettuale (denominata Esperienze lavorative negli istituti penitenziari) potrà essere realizzata con il coinvolgimento di enti, istituzioni, cooperative, professionisti, soggetti pubblici e privati, integrando in ottica sinergica l’attività e il ruolo di ciascuno e valorizzando le migliori esperienze già condotte presso gli istituti penitenziari.

Attualmente in Italia si contano circa 60 mila detenuti, 90 mila condannati con esecuzione esterna della pena e 80 mila persone in attesa di esecuzione della pena. Per ciascuno di loro è necessario un percorso personalizzato. Siisl può già da ora garantire per questa platea l’utilizzo immediato delle potenzialità della piattaforma. Seguirà lo sviluppo di funzionalità dedicate, per favorire ulteriormente il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti, anche attraverso il programma Gol-Garanzia di occupabilità dei lavoratori.

«Nell’ambito agricolo, in particolare, si segnalano investimenti in crescita nella cooperazione sociale: nel florovivaismo e nell’agricoltura biodinamica e biologica. E sono molte quelle impegnate nel lavoro con detenuti ed ex detenuti, con risultati importanti.

 

Alfredo Magnifico