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Con la legge salvamare l’Italia fa un passo avanti nella direzione giusta. Si dibatte d’ambiente,a volte in maniera retorica,senza i risultati attesi e necessari per salvaguardare il Pianeta.

Una legge discussa da oltre due anni senza approdare a meta, con il rischio di frantumarsi in un incidente di percorso, che  dinamiche parlamentari e politiche, tendono come trappole nell’iter.

Questa volta, è prevalsa la politica con l’apprezzamento delle varie associazioni di categoria, di volontariato, dal mondo no profit, da esperti del settore per questa legge.

La tutela dell’ambiente non sempre è in contrasto con lo sviluppo economico, più sostenibile, più equo, più giusto, più rispettoso delle future generazioni.

Ambiente e future generazioni hanno una connessione che la politica non può trascurare, le battaglie di GRETHA insegnano,in questa direzione si inserisce anche la modifica costituzionale approvata alcuni mesi fa, nella quale fa espresso riferimento alla tutela ambientale, degli ecosistemi, della biodiversità.

Passaggio storico, perché le leggi non potranno essere in contrasto con quanto dice l’articolo 9 della Costituzione; “un patto tra vecchie e nuove generazioni per il bene di tutti.”

L’Enciclica laudato Si’ di Papa Francesco ammoniva tutti,la politica in primis, ad un cambio di rotta,sembra che la politica abbia fatto tesoro, con un impegno necessario per: tutelare la  “casa comune”, superare la cultura dello scarto,  scardinare la povertà, le diseguaglianze sociali e le ingiustizie di uno sviluppo predatorio.

Le battaglie ecologiste,la scienza,la ricerca, il Papa reclamano che oggi più che mai occorre muoversi in fretta, nella direzione indicata, non abbiamo un Pianeta di riserva, occorre tutelare e valorizzare quello che abbiamo!

La svolta storica di Finlandia e Svezia,

La formale domanda di adesione alla Nato da parte dei due paesi scandinavi, Finlandia e Svezia, segna un passaggio di portata storica.

La giovane premier finlandese, Sanna Marin, nella visita ufficiale in Italia ha ribadito le ragioni della scelta del suo Paese, anch’esso in passato aggredito dalla Russia,anche se era un’altra epoca, i timori sono rimasti gli stessi, se non addirittura aumentati, alla luce dell’aggressione della Russia all’Ucraina.

L’Ucraina al di là della penetrante propaganda del regime di Putin, non rappresentava e non rappresenta per la Russia alcuna minaccia.

Se Putin temeva un allargamento della Nato, percependolo come una minaccia esistenziale, con la guerra che ha scatenato nei confronti dell’Ucraina, non ha fatto altro che accelerare questo processo.

La Russia è diventata una minaccia dalla quale difendersi,  ci si sente più sicuri all’interno del dispositivo di sicurezza della Nato. Con tutti i distinguo possibili, le ragioni delle due premier donne Sanna Marin e Magdalena Andersson, non sono tanto distinte e distanti dalle ragioni che indussero Enrico Berlinguer a dire di sentirsi più sicuro sotto il tetto della Nato, e più in generale, del sistema di valori dell’Occidente.

Il processo di adesione non sarà immediato, richiede l’unanimità di tutti gli aderenti, non sarà privo di problemi politici e diplomatici, alcuni sono venuti a galla, li ha posti la Turchia, insofferente per l’ospitalità che i due paesi scandinavi danno ad  esponenti della resistenza curda, considerati da Ankara terroristi, e sostenitori di Fetullah Gulen, accusato di essere stato il regista del fallito golpe del 2016.

Dal governo pieno sostegno all’Ucraina

Nell’informativa del premier Draghi in Parlamento è stata riaffermata la linea di non ambiguità del governo italiano,Draghi ha ribadito, rispondendo alle posizioni di “pezzi” di forze di maggioranza, che stare dalla parte delle ragioni dell’Ucraina, è ancora fondamentale.

Draghi afferma che:”sostenere la resistenza ucraina non vuole dire stare dalla parte di chi vuole continuare la guerra, è chiaro che è la Russia che deve cessare le ostilità, e dirsi disponibile ad un dialogo e a mostrare piena convinzione ad avviare un vero negoziato di pace, come finora non ha mai fatto, oppure è difficile immaginare un percorso, almeno nell’immediato, che possa far cessare le ostilità”.

Sia nell’informativa, sia nella sua visita a Washington, il premier, ha affermato con forza la linea della non subalternità alla posizione degli Stati Uniti, anche se resta il nostro alleato privilegiato, non solo e non tanto dal punto di vista militare, ma, per la composizione del conflitto scoppiato alle porte dell’Europa, il ruolo da protagonista per la ricomposizione e la pace è e deve essere dell’Unione Europea, infatti, sono i paesi e le società europee che stanno subendo le conseguenze economiche e sociali del conflitto, e con il protrarsi del conflitto tali conseguenze negative non potranno che acuirsi.

L’Europa deve essere il motore dei futuri negoziati di pace, che,personalmente, spero possano iniziare quanto prima, affinché cessino: morte, dolori, disperazione e soprusi per le popolazioni vittime della guerra.

Il mio augurio è che questa crisi di pace ci porti a costruire, come avvenuto in passato, un nuovo edificio europeo, Gli Stai Uniti d’Europa ,con un’Europa politica, aperta, inclusiva, che abbia  una difesa comune e una politica estera comune.

Non è più sufficiente essere l’Europa del mercato e della moneta unica,  questa impostazione ci ha garantito un settantennio di pace e prosperità economica e sociale, ma con la guerra in Ucraina si è realizzato quel passaggio d’epoca che ci impone come europei e come Italia, paese fondatore dell’Unione europea, uno slancio di coraggio e di inventiva.

Non tutti i Paesi dell’Unione saranno d’accordo, Pazienza, si proceda seguendo il metodo delle diverse velocità, è possibile farlo e va fatto senza SE e senza Ma, senza cedere a pressioni e  condizionamenti di quei paesi dell’Unione europea che vogliono sfruttare solo i vantaggi economici dell’Unione, impedendo o rallentando ogni processo di integrazione politica,siamo in grande ritardo va fatto subito anche se,ho la vaga sensazione che qualche problema nel merito lo porranno, anche, lo zio Joe e il suo concorrente XI. Del resto, se non ora, quando?

Alfredo Magnifico