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Con la nuova Legge di Bilancio, dal 1° gennaio 2025 per alcuni lavoratori e lavoratrici sono cambiati i requisiti di accesso alla NASpI, per effetto di una nuova e più stringente condizione legata alla maturazione del requisito contributivo, per approfondimenti: la Circolare INPS n.3/2025.

La Naspi è una delle misure più importanti nel sistema di protezione sociale italiano, pensata per chi perde involontariamente il lavoro, rappresenta un sostegno economico fondamentale in un momento di passaggio e spesso di difficoltà, cambiano le regole con novità significative; ecco a chi spetta, come funziona e cosa bisogna sapere per non perdere il diritto.

La Naspi permette a tante persone di avere un minimo di stabilità mentre cercano una nuova occupazione, coprendo quel vuoto che si apre tra la fine di un impiego e l’inizio del successivo.

La Naspi è un’indennità mensile destinata a lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro non per loro scelta, si tratta di licenziamenti, scadenza di contratti a termine, dimissioni per giusta causa o risoluzioni consensuali, solo in alcuni casi specifici.

Non spetta, a chi si dimette volontariamente, salvo alcune eccezioni; per ottenerla è necessario aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti la perdita del lavoro e aver lavorato almeno 30 giorni effettivi nei 12 mesi precedenti, non basta, quindi, aver avuto un contratto formale: serve che ci sia stata attività lavorativa reale.

È prevista inoltre a seguito di risoluzione consensuale del contratto, unicamente nei casi di:

·        nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria presso la Direzione Territoriale dell’Ispettorato del Lavoro;

·        licenziamento per giustificato motivo oggettivo;

·        rifiuto al trasferimento ad altra sede aziendale distante più di 50 Km dalla propria residenza e/o raggiungibile in oltre 80 minuti con l’utilizzo dei mezzi pubblici.

Ecco chi non riceverà più la Naspi, tra le novità introdotte quest’anno c’è una maggiore flessibilità nell’accesso ai corsi di formazione finanziati tramite il programma Gol, che ora sono direttamente collegati alla Naspi, chi riceve l’indennità, infatti, sarà più facilmente inserito in percorsi di riqualificazione, senza perdere il sussidio, inoltre, è stato rivisto il meccanismo di riduzione progressiva dell’importo: dal 2025 il taglio dopo i primi mesi sarà più graduale, per evitare un crollo troppo rapido del sostegno economico.

Un altro aspetto importante riguarda i controlli; il sistema è più severo nei confronti di chi rifiuta offerte di lavoro congrue o non partecipa attivamente alle politiche attive proposte, non basta più iscriversi al centro per l’impiego e aspettare: bisogna dimostrare di essere realmente coinvolti nella ricerca di un nuovo impiego.

Chi si dimette volontariamente non ha diritto alla Naspi, può succedere che una persona dia le dimissioni, trovi subito dopo un altro lavoro, magari per necessità, ma questo nuovo contratto dura meno di tre mesi, anche in questo caso la Naspi non scatterà, perché non si tratta di una perdita involontaria del lavoro, e il sistema considera ancora valide le dimissioni iniziali, un dettaglio che può fare la differenza e che, purtroppo, molti scoprono solo troppo tardi.

La domanda di NASpI va presentata entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, meglio se entro l’8° giorno.

La NASpI, infatti, spetta a partire dall’8° giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, se la domanda è presentata entro tale termine, oppure dal giorno successivo alla domanda, se questa è stata inviata successivamente.

Conoscere le regole della Naspi è fondamentale, perché si tratta di un aiuto concreto, ma lo si riceve solo se si rispettano requisiti precisi e se si evitano passaggi falsati, anche in buona fede.

 

Alfredo Magnifico