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E va bene: lo ammetto… Non ne posso più.

Da quando questa guerra è cominciata, la comunità mediatica è passata attraverso tutta una serie di “fasi” umorali dove il conformismo più assoluto l’ha fatta da padrone.  Abbiamo avuto la fase delle “guerra lampo” russa, quella dello stupore per la sua mancata riuscita (e le fakes sulla presunta presenza di “basi segrete della NATO” un po’ dappertutto in Ucraina), quella per il terrore dell’escalation nucleare, quella per l’ironia sui contrattacchi ucraini che “non potevano” avere successo a causa delle perdite ritenute eccessive (ricordate il “per l’amor di dio, fermate Zelensky prima che faccia uccidere tutti i suoi soldati!”?), poi c’è stato l’entusiasmo esagerato per la controffensiva ucraina e per tutti gli obiettivi che avrebbe dovuto riconquistare (vengo spesso accusto di aver alimentato anche io tale entusiasmo, e me ne rammarico se così sono stato interpretato, ma io ho sempre scritto che Mariupol e Tokmak erano fuori discussione); abbiamo avuto la grande delusione per il mancato conseguimento di tali obiettivi, e abbiamo annunciato le cadute di Bakhmut e di Avdiivka centinaia di volte prima che finalmente si verificassero senza portare alcuna conseguenza… Insomma: appena veniva alla luce una possibile interpretazione della situazione con un buon “effetto scenico”, i media si coalizzavano subito per diffonderla e l’opinione pubblica se la beveva completamente.

Immagino sia l’effetto dell’eccessiva esposizione del pubblico ai media: troppi titoli e poco tempo per approfondire i fatti.

Adesso però trovo che si stia esagerando.

 

Da un paio di settimane è subentrato il “leitmotiv” secondo cui “Putin ormai ha vinto”.

Non è la prima volta che la narrazione mediatica suggerisce questo concetto, ma è la prima volta che lo diffonde con tanta forza basandolo però sul nulla.

Prima almeno c’era una narrazione di sostegno, che cercava anche di motivare l’affermazione principale con dati più o meno fondati tesi a renderla credibile, tipo rapporti di perdite favorevoli all’aggressore oppure supposte concentrazioni di forze preponderanti in procinto di sferrare offensive decisive da questa o quella direzione (Bielorussia, Donetsk o Belgorod).

Allora potevo mettermi a tavolino e divertirmi a smontare tali argomenti.

Adesso invece non c’è niente; si ripete e basta che “ormai Putin ha vinto”. Nessuna spiegazione del perché avrebbe vinto, di cosa sarebbe cambiato rispetto a un paio di mesi fa in suo favore, o di quali potrebbero essere le cause del supposto imminente collasso ucraino.

Eppure, si continua a leggere e a sentire dovunque, e perfino i sostenitori della causa ucraina cominciano a ripeterlo a loro volta: mi sembra di assistere alla scena surreale del pifferaio magico, con tutti in coda che seguono la musica.

 

Io sto scrivendo poco, proprio in quanto al fronte non sta succedendo assolutamente niente che possa alterare l’attuale situazione di stallo.

Però ogni tanto provo ad interagire su Facebook: è qui che mi cadono le braccia. Ho disperatamente cercato qualche “esperto” a cui estorcere le ragioni pratiche del suo convincimento sull’imminente vittoria di Putin, ma non ne ho ottenuta nessuna.

Perché non ce ne sono.

 

Andando a scavare, sia sui social che sui media mainstream, cosa troviamo? Leggiamo di una diffusa, generalizzata “stanchezza” occidentale (neanche ucraina).

Ora questa supposta “stanchezza” si contrappone a continue dichiarazioni di governi e organizzazioni internazionali che ribadiscono incessantemente l’impegno a sostenere l’Ucraina; ma queste dichiarazioni ufficiali non sono prese in considerazione: la “stanchezza” è data per acclarata. Questo perché è stanca l’opinione pubblica: il pubblico è annoiato da una guerra che dura da troppo tempo per i suoi gusti, e che non fornisce più da tempo episodi eccitanti, e quindi è tempo di farla finita. Non è più “politicamente corretta” (come se un conflitto potesse esserlo), e quindi deve essere terminata. Perché lo dice “la gente”.

Ora, la democrazia è una gran bella cosa, per la quale un militare è pronto a sacrificare la vita; ma non spetta “alla maggioranza” decidere se e quando una guerra deve concludersi perché non interessa più: soprattutto se non è una guerra in cui siamo DIRETTAMENTE parte.

Per quanto riguarda noi Occidente, questa guerra è ancora un gioco diplomatico in cui agiamo in supporto, e il nostro coinvolgimento NON è paragonabile a quello dei belligeranti.

Per cui la decisione su cosa fare non spetta all’opinione pubblica ma ai governi legittimi, e pertanto è alle loro dichiarazioni che si dovrebbe fare riferimento per definire la posizione occidentale: non ai sondaggi. Se poi le popolazioni saranno insoddisfatte dell’operato dei governi, li puniranno alle successive elezioni (per ora non sembra davvero): QUESTA è democrazia. Ascoltare il rumore della piazza invece è populismo.

 

Ora però la domanda è: PERCHE’ le dichiarazioni ufficiali hanno poca eco mentre il refrain “ormai Putin ha vinto” continua a dominare le scene?

Semplice: perché è un messaggio semplice (anche troppo), che solletica il desiderio di cambiamento del pubblico annoiato. Ma soprattutto, è un messaggio ben studiato e accortamente alimentato qua e là dall’apparato propagandistico del Cremlino.

Le continue iniezioni di fake, le suggestioni dei propagandisti e gli eventi ad hoc (come il ridicolo “festival della gioventù” in Russia), alimentano una corrente di pensiero facile che i media sono ben felici di seguire… E non solo loro.

Quando una corrente di pensiero appare mainstream, c’è la tendenza a seguirla anche da parte di personalità che dovrebbero essere capaci di opporvisi… E queste, quando vi si adattano, accelerano e rafforzano la stessa tendenza.

Trovo grave che questo accada, e trovo ancora più grave in Italia l’inerzia delle autorità, che non ritengono di intervenire nel pubblico dibattito a sostegno delle proprie stesse decisioni e dichiarazioni pubbliche.

Se il governo italiano giustamente riafferma l’impegno al sostegno all’Ucraina (e quello ucraino esprime la propria gratitudine con ancor maggiore convinzione che non quando si esprime nei confronti di quello tedesco, apparentemente assai più sostanzioso), perché non si produce in una bella conferenza stampa per confutare questa narrazione mainstream che spinge in una direzione opposta alle sue stesse dichiarazioni?

Per assurdo, questa volta Roma “razzola” bene ma predica male… ma io sono un analista militare e non politico, e quindi non me lo so spiegare.

 

Colonnello Giorgio Stirpe