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A volte quando si prendono iniziative molto difficilmente si tiene conto di quella che è la realtà esistente e le conseguenze che si innescano.

Mi riferisco in particolare a tutta la fanfara suonata su, Salario minimo, contratti spurii, sindacati fantasma, Reddito di cittadinanza e quant’altro viene fuori parlando di lavoro e lavoratori.

Eminentissimi sociologi, studi approfonditi, la realta dura che si vive evidenziano la situazione critica dei lavori meno pagati in Italia: che nei vari studi si definiscono “working poor”, lavoratore povero, io in inglese non so neanche come si pronuncia ma so di certo che è una persona che, pur avendo un’occupazione, si trova a rischio povertà ed esclusione sociale a causa del livello troppo basso del reddito, dell’incertezza sul lavoro, della scarsa crescita reale del livello retributivo, dell’incapacità di risparmio, eccetera e i miei quasi cinquant’anni di attività l’ho trascorsa in mezzo a loro.

Non ho dubbi a dire che quando tanti imprenditori lamentano la carenza di braccia io ho una sola risposta:”in Italia ci sono tantissimi lavori pagati molto poco e troppi padroni che si lamentano di non trovare braccia.

Tra i paesi europei, l’Italia è al quarto posto per la presenza di lavoro povero:infatti sono a rischio povertà l’11,7% dei lavoratori tra i 18 e i 64 anni, contro una media dell’8,9% nell’Unione Europea, su 100 famiglie a bassa intensità lavorativa circa 40 sono a rischio povertà; si passa al 25,7% per quelle a intensità media e all’8,3% dei nuclei a intensità lavorativa alta.

Si tratta di occupazioni che richiedono competenza nel settore e responsabilità piuttosto elevate, che cambiano ovviamente in base al ruolo e agli anni di esperienza in un determinato ambito.

Attraverso i mestieri che vado a elencare e ricevono a livello nazionale stipendi molto bassi, si ha idea di come gli importi in busta paga per questi lavoratori non sono sufficienti per poter vivere una vita dignitosa, causa non rinnovi contrattuali e il continuo aumento di prezzi, spesso  gli stipendi di questi lavoratori sono al di sotto del reddito di cittadinanza.

Quando si parla dei lavori meno pagati in Italia, vale la pena citare che il 31% riguarda lavoratori che non percepiscono neanche una paga minima legale o legata a contratto.

Sono in molti a vivere dei turni di lavoro pesanti, da arrivare anche a 15 ore al giorno di lavoro, ricevendo in cambio uno stipendio di circa 1.000 euro al mese.

Parlo di lavori considerati importanti per il sistema economico italiano e nonostante la loro importanza non ricevono il giusto compenso.

Tra i settori in cui i lavori sono pagati davvero poco ci sono i mestieri relativi al settore;

·        agricolo, dove i lavoratori vengono sfruttati e ricevono poche tutele, nonostante si tratta di un tipo di occupazione importante per l’economia nazionale,

·        turistico, delle strutture ricettive, lavoratori che svolgono molte ore extra rispetto all’orario di lavoro stabilito da contratto, senza ricevere il giusto compenso in busta paga; baristi, facchini, camerieri di sala o lavapiatti, i quali spesso sono tenuti a svolgere il proprio lavoro anche durante la notte e i festivi

·        lavoro domestico, colf e badanti, che si occupano di offrire assistenza alle persone anziane o alle persone in difficoltà.

·        vendita e commercio; commercianti e lavoratori che si occupano della distribuzione organizzata, cassieri, addetti alle vendite e/o  addetti alla pulizia.

Queste categorie di lavoratori percepiscono retribuzioni basse, nonostante svolgono orari di lavoro in giornate festive o di fine settimana.

Le modifiche introdotte dal nuovo governo con il MIA «non ha tenuto conto di: iniquità nell’assegnazione del reddito, minorenni e stranieri svantaggiati, il disincentivo all’occupazione rappresentato dal fatto che per ogni euro guadagnato in più ne vengono tolti 80 centesimi.

Mancano politiche attive del lavoro., i centri per l’impiego  hanno funzionato male e il fallimento del RdC è stato determinato dalla scarsità della domanda di lavoro, da tassi alti di disoccupazione e inattività, dal fatto che la presa in carico da parte di comuni e di servizi per l’impiego non ha riguardato neanche la metà dei potenziali coinvolgibili.

Inutile lamentarsi che i percettori non facevano nulla, non sono mai stati chiamati.

Le persone più colpite dalle modifiche del governo Meloni, saranno quelle che hanno dai 50 anni in su che, per la loro età, troveranno con difficoltà un posto a tempo indeterminato.

Viene dato per scontato che basta lavorare per non avere più bisogno del sostegno, tra i percettori del RdC oltre 170 mila hanno avuto un’esperienza di lavoro durante la percezione del reddito, non è vero che è gente che non lavora per niente, solo che hanno lavoretti, magari regolari con contratti a tempo molto brevi, Il reddito andrebbe integrato se non è sufficiente o con sussidi o con dignità lavorativa,troppo facile puntare il dito quando chi rappresenta lo stato è inerte o fannullone.

Chi ha già un contratto non è tenuto a sottoscrivere il Patto per il lavoro e, anche nel caso in cui alcuni frequentano un corso di formazione intensivo, sei/sette mesi di formazione, ammesso che inizino a breve, non sono sufficienti per persone che per oltre il 70% hanno qualifiche basse, se non bassissime.

Cosa si aspetta il governo Meloni?

Che immediatamente trovino lavoro?.

Il Governo ha un’immagine astratta e distratta dei poveri: per i 5 Stelle era  quella di pensare al RdC come politica attiva del lavoro indirizzata ai giovani, per poi introdurre modifiche, quando si sono resi conto che c’era tanta gente che non poteva lavorare, a quel punto, hanno inserito il Patto di inclusione sociale.

Il governo Meloni parte da una nuova astrazione: “basta formare le persone e troveranno un lavoro, uno qualsiasi”, come se non ci fosse in Italia il lavoro povero, le famiglie di lavoratori poveri, come se non fossimo un Paese in cui sono aumentate le occupazioni temporanee e a tempo parziale involontario.

I soldi ricevuti in questi anni non sono stati un investimento per il futuro ma un tappabuchi, essenziale per sopravvivere, ma…. non hanno prodotto alcun cambiamento reale.

La riforma del reddito di cittadinanza lascia fuori una fetta troppo grande di persone che dispongono di pochi strumenti.

Sogno reali politiche attive, lavoro tutelato, lavoro ben pagato ma …mi accorgo che da un pò di tempo che i vari governi bianchi, rossi, neri, grigi, non fanno altro che mettere pezze e far sprofondare il mondo del lavoro sempre più nella povertà e nella precarietà.

Alfredo Magnifico

Segretario Generale

Confintesa Smart