Aspetto. Che sia il mio turno. Mi guardò intorno. Cerco uno sguardo. Ne trovò tanti impauriti. Più impauriti di me . Coraggio? Accettazione. Fatalità incoscienza. È quasi il mio turno. Ma esce un bambino. Bellissimo. Sembra un piccolo giapponese . Come me da bambino. Così mi chiamavano. Si avvicina. Mi guarda . Cerco di stare presente in quel momento. Mi dice che ha fatto. E che non ha avuto paura. E io entro in competizione dentro di me. Con lui. Anche io non ce l ho. Non la avrò mai. Non permetterò a niente. A nessuno. Di mettermi paura. Ma in quel momento. Nello sguardo di quel bambino. Io ho sentito che ce l avrei fatta. Anche per lui.
Dott. Giuseppe Deiana