Uno studio di Assindatcolf e Fondazione studi consulenti del lavoro intitolato “Il costo nascosto del lavoro domestico” rileva che nel mondo delle Colf e dei badanti, esiste troppo lavoro nero e lo stato perde 3 miliardi l’anno di gettito fiscale.
Per quanto concerne l’assunzione di colf e badanti, le famiglie lamentano spesso costi troppo elevati nelle assunzione di colf e badanti con la prospettiva di ottenere qualche risparmio, anche se accertamenti, denunce e sanzioni aumentano costantemente senza calcolare le conseguenze penali.
Occorre che il nuovo governo che presto,si spera, si insedierà,tenga presente i dati emersi dalla rilevazione per poter redigere normative in grado di garantire interventi importanti, così da implementare la riduzione dei contributi e le agevolazioni per l’assunzione delle colf e delle badanti.
Sono le famiglie ad assumersi i rischi maggiori in caso di lavoro nero poiché, a fronte di un risparmio proseguiranno nell’alimentare un lavoro irregolare con tutte le conseguenze pecuniarie e penali del caso, senza contare che il lavoratore potrebbe rivalersi contro di loro sommando ai rischi penali anche quelli di un indennizzo civile.
La proposta sarebbe quella di attuare un sostegno a favore delle famiglie che necessitano di assumere una colf o una badante, senza sobbarcarsi di costi esagerati.
L’aiuto in casa o collaboratrici domestiche tuttavia non riguarda solo colf e badanti, ma anche baby-sitter e governanti.
Andrebbero defalcati i costi della contribuzione nella dichiarazione dei redditi da parte dei lavoratori così da ottenere un rimborso del 19% dei costi sostenuti.
Il datore di lavoro, invece, oltre a conferire l’equo compenso al lavoratore deve anche sobbarcarsi dei costi della contribuzione ed è proprio questo che pesa sulle famiglie.
Avere una colf o una badante per l’assistenza domiciliare di un parente allettato, non può essere un lusso ma dovrebbe essere considerato uno sgravio di costi sulla sanità pubblica e come tale far rientrare parzialmente il datore di lavoro.
In caso di contenzioso con un lavoratore a nero le famiglie spenderebbero meno perché le sanzioni sono di 500 euro e poi ci sarebbe anche da risarcire il lavoratore con l’aggravio di costi per la conciliazione e annesse spese legali.
Nonostante la somma possa essere ingente, alle famiglie spesso non conviene regolarizzare il lavoratore.
Ma in caso di lavoro nero di un lavoratore senza permesso di soggiorno, la sanzione pecuniaria diventa di 5000 euro e allora lì le cose cambiano.
Le misure messe in campo dal governo prevedono una deduzione dei contributi versati fino ad un massimo di 1549,37 euro l’anno o la detrazione di 2100 euro l’anno dalla retribuzione sostenuta per le badanti e le colf.
Si tratta di una misura inefficace, perché questa possibilità va applicata soltanto al contribuente che ha un reddito inferiore ai 40000 euro, mentre per tutte le famiglie che hanno un reddito superiore, a fronte delle medesime sanzioni, non è possibile detrarre nessuna spesa per la contribuzione delle badanti.
Alfredo Magnifico