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“Le mafie di ieri e di oggi a trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio” è il titolo dei due eventi che la Regione Lazio ha promosso per il 18 e il 19 maggio a Roma; e altri ne seguiranno fino a luglio, per valorizzare il ricordo e l’esempio che le vittime delle stragi ancora oggi possono dare a tutti noi, con il loro impegno, coraggio, altruismo e sacrificio per mantenere sempre alto il rispetto dei valori della legalità e dell’onestà.

Valori in nome dei quali persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i componenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio  Montinaro e Vito Schifani il 23 maggio  1992, e, il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino e gli agenti Emanuela  Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina”.

Le stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio rimangono scolpite per sempre nella memoria di ciascuno di noi, esse rappresentano uno spartiacque nella storia repubblicana. Un’onda di sdegno e di commozione generale attraversò il Paese trasformando il grido di dolore e di protesta in movimento, passione, azione che hanno messo radici solide nella società.

Le stragi del 1992 pur nella drammatica testimonianza di morte, hanno generato e continuano a generare la vita, in nome della moralità, della giustizia e del bene comune”.

I suoi martiri, così come tutte le vittime innocenti di mafie, sono testimoni coraggiosi della libertà, artefici di una vera e propria rivoluzione delle coscienze che oggi continua a prendere forma nell’azione comune di uomini e donne delle istituzioni, della magistratura, delle forze di polizia, delle realtà associative e dei singoli cittadini.

Alfredo Magnifico