Il Rapporto 2022 della Coop relativo al nostro Paese, evidenzia che viviamo in un pericoloso nuovo mondo; la pandemia, la guerra, l’aggravarsi della crisi climatica e la fiammata dell’inflazione stanno innescando una tempesta perfetta che, come tutte le tempeste perfette, colpisce dove può arrecare maggiori danni e maggiori sofferenze.
Si rischia di finire in un mondo ritenuto pericoloso perché il valore della democrazia è considerato sempre più a rischio, visto che il 40% del Pil globale arriva da Paesi non “liberi”; dove cresce la povertà alimentare, il commercio internazionale decresce e l’emergenza climatica è una drammatica quotidianità.
Il Pil globale sconta un ribasso dal +5,7% del 2021 al +2,9% del 2022, in Italia le previsioni di crescita si attestano al +3,2% per il 2022 e al +1,3% per il 2023, con una previsione della Banca d’Italia di un ritorno ad un Pil in negativo nel 2023 (-2%).
In Italia, si teme il rischio inflazione, il +7,8% ci fa tornare indietro di 40 anni: nel 1985 era al +9,2% e da allora ad oggi non aveva mai toccato tale picco, l’incremento dei prezzi per le spese di abitazione e utenze ci fa pensare ai livelli del 1980 o per i trasporti, la perdita media del potere d’acquisto delle famiglie sarà di circa 2.300 euro.
24 milioni di italiani quest’anno hanno sperimentato un disagio o hanno sopportato sacrifici di carattere economico, mentre 18 milioni non sono in grado di raggiungere un livello accettabile per quanto riguarda i beni di cittadinanza; cibo, energia e salute, crescono di 6 milioni le persone sotto la soglia di povertà.
Il 57% dichiara la difficoltà di pagare l’affitto, il 26% pensa di sospendere o rinviare il pagamento e, nel caso di luce e gas, un italiano su 3 entro Natale potrebbe non coprire più le spese per le utenze.
Non basta essere considerati le formiche d’Europa, sottolinea il rapporto, quando risultiamo ultimi nella classifica di chi dichiara di spendere di più per godersi il presente e quando il 30% della popolazione vive in una condizione di disagio che si traduce in una classe media sempre più in difficoltà, consapevole che avere un impiego non vuol dire anche avere uno stile di vita dignitoso.
I salari italiani sono gli stessi degli spagnoli, ma il costo della vita è del 20% più alto del loro, il nostro costo della vita è paragonabile a quello della Germania ma li gli stipendi sono superiori ai nostri del 33%.
Da noi il 28% degli impiegati guadagna meno di 9 euro lordi all’ora, 23 italiani su 100 non arrivano a 800 euro e 900mila hanno un reddito da lavoro dipendente che non raggiunge i mille euro: il doppio delle persone rispetto a 15 anni fa, inoltre, 3,2 milioni di persone lavorano in nero, a 4,2 milioni è stato imposto un part-time e 3,1 hanno un contratto a termine.
Con l’inflazione che potrebbe aumentare, appare chiaro a tutti che un italiano su tre, la nuova classe di lavoratori che fa parte della “working poor”, (lavoro povero) da qui alla fine dell’anno si troverà costretta a decidere se pagare il mutuo o l’affitto di casa, le bollette o la spesa.
La contraddizione, il rapporto rileva una crescita importante del mercato del lusso; il mercato immobiliare di abitazioni da oltre un milione di euro, ha segnato un più 46% lo stesso succede nel mercato delle automobili di alta gamma che ha registrato un più 16%.
Si allarga la forbice tra chi ha poco e chi ha troppo, infatti, la ricchezza posseduta da pochi segna un aumento del 36%.
Lo scenario delineato nel Rapporto 2022 ci sbatte in faccia l’immagine di un’Italia chiamata ad affrontare sfide molto impegnative che richiedono uno spiccato senso di responsabilità per coloro che sono stati chiamati al governo del nostro Paese.
Un Paese reso fragilissimo dal costante accentuarsi del divario tra la parte crescente di individui in sofferenza e quella più esigua, ma sempre più abbiente, di ricchi, che continuano ad arricchirsi sempre di più.
Alfredo Magnifico