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Praticamente è dall’attacco di Hamas in Israele che non si parla più del conflitto in Ucraina.

Ora, a parte la spaventosa miopia dei media internazionali, sempre tesi all’effetto della notizia piuttosto che alla sua reale dimensione, la ragione di questo dipende anche dal fatto che in generale si è ridotto il flusso di informazioni, e questo a causa del rallentamento delle operazioni da parte ucraina.

Per questo motivo anche io ho rallentato ulteriormente i miei commenti, questo in linea con il mio tentativo di parlare dei fatti quando ci sono, e non di riempire spazi vuoti con il fumo delle mie idee.

A questo punto però occorre aggiornare la situazione, perché la guerra in Ucraina è tutt’altro che finita, e la situazione non è assolutamente congelata.

La controffensiva ucraina, che non mi stancherò mai di ripetere essere orientata “al nemico” piuttosto che “al territorio” e quindi avere per obiettivo la demolizione del potenziale militare avversario e non la liberazione di un particolare rilievo topografico, aveva raggiunto il risultato di forare la larga fascia difensiva russa a sud di Robotyne, provocando l’immissione in combattimento da parte russa delle riserve strategiche principali: nell’ultimo post avevamo visto come questo avesse portato ad una vera e propria “battaglia d’incontro” fra il meglio della massa di manovra ucraina che era stata inserita nella breccia per allargarla, e il meglio della riserva strategica russa inviata nella stessa breccia per richiuderla. L’esito di tale scontro poteva variare fra la chiusura della breccia e la sua trasformazione in un vero e proprio sfondamento.

Alla fine, l’esito è stato per il momento uno stallo: i russi non sono riusciti a chiudere la breccia e gli ucraini non sono riusciti ad allargarla.

L’offensiva russa ad Avdiivka, pur avendo avuto esiti finora disastrosi, ha ottenuto il risultato di far riposizionare (per le famose “linee interne”) il grosso dell’artiglieria di supporto generale ucraina che sosteneva l’avanzata a Robotyne, e questo oltre che bloccare l’avanzata russa ad Avdiivka ha anche tolto mordente a quella ucraina nel sud; l’arrivo delle piogge ha poi ulteriormente frenato il tutto.

Oltre a questi fattori certi, potrebbe essercene uno ulteriore che però posso solo supporre, ma che avrebbe assolutamente senso… E questo ci riporta all’eterno fattore nascosto rappresentato dal sostegno logistico.

Quest’ultimo come detto è l’unico elemento dell’arte militare ad avere una propria inequivocabile dimensione quantitativa dominante su quella qualitativa e “umana” (non importa quanto impegno ci mettano gli uomini: una tonnellata di materiale rimarrà sempre una tonnellata): questo implica che vada calcolato e pianificato con largo anticipo.

I calcoli logistici vanno effettuati con tanto più anticipo quanto maggiori sono i consumi previsti, il che accade in particolare durante le offensive pianificate… Quindi il calcolo delle risorse necessarie (e la pianificazione del loro invio) per la controffensiva d’estate deve essere stato effettuato dagli ucraini in primavera. E potrebbe non essere stato così preciso come si sarebbe voluto.

In particolare, uno dei vantaggi riscontrati dagli ucraini durante l’apertura della breccia a Robotyne è stata la capacità di ruotare le forze inserite sullo sforzo principale, cosa che i russi non riuscivano a fare: in questo modo i russi si logoravano molto più in fretta e subivano maggiori perdite, il che centrava lo scopo principale della manovra ucraina orientata come detto “al nemico”.

Ora però nelle fasi della battaglia d’incontro questa capacità da parte ucraina è venuta meno, con il risultato di un logoramento maggiore delle forze impiegate proprio durante il momento critico. Questo fatto, abbinato alla necessità di riorientare il supporto generale d’artiglieria sull’inatteso fronte di Avdiivka proprio all’inizio delle piogge autunnali, ha “spento” l’azione a Robotyne, facendo “culminare” la controffensiva.

Insomma: questa fase della controfffensiva ucraina – se vogliamo chiamarla “l’Offensiva d’Estate” – si è conclusa.

L’esito al momento è sicuramente discutibile: i guadagni territoriali sono stati minimi (io continuo a ripetere che non erano lo scopo ma la gente vuole vedere lunghe frecce sulle mappe e i nomi delle località liberate), ma il rapporto di perdite – soprattutto considerato che gli ucraini operavano offensivamente e quindi in prospettiva dovevano subirne di più – decisamente favorevole, e la larga fascia difensiva russa è significativamente logorata, così come lo sono le forze russe che la difendono, mentre le forze ucraina al di là della stanchezza non appaiono significativamente danneggiate. In particolare le perdite materiali (calcolabili sui dati georeferenziati di ORYX) appaiono decisamente soddisfacenti, mentre quelle umane sono come sempre più difficili da calcolare, ma appaiono anch’esse favorire gli ucraini almeno da un punto di vista qualitativo, visto che da giugno a ottobre i russi hanno perduto soprattutto forze impegnate nei contrattacchi, e che corrispondevano alle unità mobili qualitativamente superiori a quelle mobilitate incaricate di difendere le trincee.

Resta però il fatto che la controffensiva a questo punto si è fermata almeno per il momento, e che i russi con la loro offensiva a Avdiivka hanno ripreso l’iniziativa.

A questo punto sorgono due domande: riprenderà la controffensiva ucraina nel sud, e come andrà l’offensiva russa a Avdiivka?

La controffensiva nel sud ha culminato per esaurimento logistico e per la necessità di riorientare il fuoco in un altro punto del fronte, non perché sia stata fermata frontalmente da forze avversarie, per cui le condizioni per riprenderla ci sono tutte.

La fascia difensiva russa originale rimane logorata e forata in un punto, e bisognerà vedere se i russi riusciranno a ripristinarla più all’indietro: lo spazio ove farlo non è molto, e l’attività richiede personale (genieri) e soprattutto materiali (mine) la cui disponibilità è in dubbio, e il sostegno logistico per farlo è precario (l’artiglieria ucraina ha ulteriormente allungato il suo braccio con gli ATACMS e le vie di comunicazione del “corridoio” si sono avvicinate).

La massa di manovra ucraina è stata impegnata più o meno tutta, ma adesso sta rifiatando e raggruppando, e tornerà presto disponibile (due-quattro settimane), mentre in termini di materiali ha perduto pochissimi mezzi occidentali; anche il munizionamento non sembra al momento mancare, e il morale resta abbastanza elevato grazie ai successi difensivi ad Avdiivka.

Resta da vedere se il periodo delle piogge basterà a ricalcolare e generare le riserve logistiche necessarie per riprendere la controffensiva appena il fango si sarà indurito.

Purtroppo però a questo punto devo rivedere l’orizzonte temporale: temo che la probabilità di concludere il conflitto entro il 2023 sia calata al di sotto del 50% e si attesti ora al 40%.

Avdiivka però ci fornisce una serie di elementi positivi circa il logoramento progressivo delle forze russe.

Come già osservato, e a differenza della quasi totalità di quelle precedenti, l’offensiva è stata pianificata BENE. Il supporto di fuoco, quello aereo e quello logistico, unitamente alla preparazione intelligence e alla scelta del terreno, sono state professionali.

Però le forze impiegate si sono rivelate assolutamente non all’altezza della missione assegnatagli: non sono state in grado di operare secondo le procedure previste, e hanno subito perdite gravissime senza ottenere finora risultati apprezzabili. Questo è soprattutto da attribuire alla NATURA delle forze impiegate: quasi esclusivamente unità veterane già distrutte in precedenza e ricostituite con personale mobilitato e materiale vario recuperato dai magazzini o appena sfornato in emergenza dall’industria e che il personale non sa adoperare correttamente. Considerato che quella di Avdiivka è stata chiaramente concepita come un’operazione importante e possibilmente decisiva (lo attestano le dichiarazioni russe su Telegram), appare significativo che per eseguirla NON siano state impiegate forze di élite, e questo conferma come queste siano state letteralmente “esaurite” nei contrattacchi nel corridoio sud. Anche l’evidente incapacità dei minori livelli (soprattutto di compagnia) di operare sul terreno conferma come la scarsità di comandanti di basso grado (tenenti e capitani) dotati di esperienza sia ormai a livelli tragici e impedisca ai russi di operare sul terreno al livello richiesto.

Insomma: l’offensiva russa di Avdiivka ci conferma come il logoramento dell’esercito russo sia ormai ad un livello critico che impedisce lo sviluppo di operazioni offensive efficaci e consenta solo più una difesa a oltranza basata sul sacrificio di masse umane sempre crescenti: uno stato di cose difficile da mantenere nel tempo, e ancor più difficilmente reversibile, a dispetto dell’invio di munizioni e materiali da parte nord-coreana.

La conclusione è: la controffensiva ucraina d’estate è terminata con risultati positivi anche se non decisivi; quella autunnale russa sembra destinata al completo fallimento; quella invernale ucraina non dovrebbe presentare impedimenti e sicuramente proseguirà l’opera di disgregamento dell’esercito russo.

Nel frattempo naturalmente continua il Targeting sistematico effettuato dagli ucraini contro l’infrastruttura operativa e di Teatro russa nelle retrovie e soprattutto in Crimea, mentre il sostegno occidentale (checché se ne discuta sui media o ne starnazzino i fagiani) continua invariato e l’arrivo degli aerei occidentali è sempre più vicino.

 

Orio Giorgio Stirpe