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Le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sui connotati del nuovo mercato della CO2 dei Ventisette, l’Emissions Trading System (Ets), chi inquina pagherà

 

Dopo una lunga ed estenuante maratona negoziale le istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sui connotati del nuovo mercato della CO2 dei Ventisette, l’Emissions Trading System (Ets).  L’Unione Europea compie così un grande balzo in avanti sulle misure per arrivare alla neutralità climatica entro metà secolo, un’intesa che alza fortemente le ambizioni.

Per coprire le proprie emissioni di CO2, i produttori di elettricità e le industrie ad alta intensità energetica, appartenenti all’UE, dovranno acquistare “permessi inquinanti” sul mercato europeo delle quote di emissione (ETS). In sostanza viene dato un “costo” alle emissioni ed in base a queste le imprese dovranno pagare per inquinare. Le quote totali create dagli Stati diminuiranno nel tempo per incoraggiarli a emettere sempre meno. Secondo l’accordo raggiunto, il tasso di riduzione delle quote proposte accelererà un calo del 62% entro il 2030.

Il Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Unione Europea è lo strumento principale per contrastare i cambiamenti climatici e ridurre in maniera economicamente efficiente le emissioni di gas a effetto serra. Attivo in tutti i paesi dell’UE dal 2005 riguarda le aziende produttrici di gas tossici, come la CO2, nello sforzo comune di ridurre gli effetti delle attività produttive sui cambiamenti climatici. L’obiettivo prefissato per il 2030 è ridurre del 43% rispetto ai livelli del 2005 le emissioni di gas nocivi da parte dei settori disciplinati dal sistema. L’accordo concluso venerdì notte ha prodotto diversi cambiamenti significativi.

Per la prima volta al mondo, infatti, un mercato della CO2 coprirà i trasporti via mare ma anche quelli via gomma e il riscaldamento, in futuro riguarderà anche gli inceneritori. L’altra novità senza precedenti è la creazione di un Fondo Sociale per il clima con oltre 86 miliardi di euro, di cui l’Ue e gli Stati disporranno per tutelare i cittadini dagli aumenti del costo dell’energia. Risorse che potranno essere usate per interventi strutturali, una parte di questa potrà essere usata per erogare veri e propri aiuti diretti alle famiglie.

Approvata poi la “carbon tax” alle frontiere, che consentirà di applicherà il prezzo della CO2 dell’Ue ai prodotti importati in alcuni settori, per consentire alle imprese europee di competere il più possibile ad armi pari con quelle di Paesi dove le politiche del clima sono meno stringenti, evitando delocalizzazione e perdita di posti di lavoro. L’accordo sul meccanismo che porta l’Ets fino agli uffici dogana dell’Unione era in parte già scritto, ma solo venerdì notte i negoziatori di Commissione europea, Consiglio Ue ed Europarlamento hanno fissato i dettagli fondamentali per formare un quadro coerente. Uno di questi era la velocità con cui la carbon tax sarebbe entrata a regime, portando alla corrispondente eliminazione dell’attuale sistema anti-delocalizzazione, quello dei permessi di emissione gratuita. Il passaggio tra un sistema e l’altro sarà molto graduale, dal 2026 al 2034.

Le compagnie di navigazione pagheranno per tutte le loro emissioni di CO2, metano e protossido di azoto dal 2026.

Dal 2027 un Ets separato riguarderà trasporti su strada e edifici, cioè le emissioni dei carburanti alla pompa e il combustibile da riscaldamento. Il sistema è studiato per incidere sui fornitori di carburante e non sulle famiglie, ma secondo le valutazioni di impatto della Commissione europea gli aumenti saranno inevitabili.  Se dovessero rivelarsi insostenibili, l’entrata in vigore del sistema sarà rimandata di un anno.

Nel 2026 partirà il fondo sociale, 65 miliardi di risorse Ue con cofinanziamento nazionale fino al 25 percento. In totale, 86,7 miliardi fino al 2032. Una delle firme della rivoluzione dell’Ets è italiana. Nella riga finale del comunicato stampa del Consiglio Ue, infatti, una nota riporta la dedica a Mauro Petriccione, Direttore Generale della Direzione Generale Azione per il clima della Commissione europea, venuto a mancare lo scorso agosto.

 

 

Annalisa Maiorano
Resp. settore ambiente konsumer Italia