Il ripiegamento delle armate russe che hanno operato fino adesso nel nord dell’Ucraina (29^ e 35^, dal Distretto Militare Centrale che copre Urali e Siberia) appare ormai definitivo e a buon punto, anche se operato sotto costante pressione avversaria. Il fatto stesso che sia stato possibile commettere le atrocità di Bucha nell’intervallo trascorso fra l’inizio del ripiegamento dall’abitato e la sua messa in sicurezza da parte dell’esercito ucraino indica che i russi sono stati capaci di rompere il contatto senza lasciarsi agganciare, e questo soprattutto grazie alle pesanti azioni di fuoco riportate dai media negli ultimi giorni.
Lo stesso, anche se con meno ordine, sta avvenendo più a Est, sul fronte di Chernihiv. A differenza della regione a Ovest del Dnipro, qui le armate russe coinvolte (36^ e 41^, dal Distretto Militare dell’Estremo Oriente) schieravano un consistente numero di unità formate da coscritti, e questo spiega come la manovra appaia meno coordinata.
Mentre a Ovest del Dnipro gli ucraini stanno raggiungendo la frontiera bielorussa ed è improbabile che la oltrepassino rischiando di trascinare nel conflitto anche il finora riluttante Lukashenko, a Est si stanno avvicinando al confine con la Russia, e hanno già dimostrato di essere disposti ad attraversarla, se non con le unità di manovra almeno con elicotteri e fuoco d’artiglieria.
Questo significa che parte delle forze russe ritirate dall’Ucraina dovranno restare di guarnigione lungo la frontiera per impedire che si compia l’innominabile: un’invasione ucraina della Russia stessa; un evento che oltre a complicare moltissimo le trattative diplomatiche, apparirebbe come uno schiaffo in faccia a Putin e ai nazionalisti russi.
Al netto quindi delle unità che dovranno comunque rimanere in Bielorussia per puntellare Lukashenko e negli oblast di Kursk e di Belgorod per evitare penetrazioni ucraine, ci saranno ingenti forze disponibili per il reimpiego nel Donbass.
Come verranno impiegate?
Ora forse è il caso di introdurre un importante concetto militare, che è quello di densità delle forze.
In sostanza, dato un determinato fronte, non è possibile concentrarvi più di una certa quantità di unità militari. Innanzitutto perché occupano fisicamente spazio sul terreno, poi perché se troppo addensate offrono un bersaglio troppo facile all’artiglieria avversaria, ed infine perché diventa sempre più difficile rifornirle di cibo, carburante e soprattutto munizioni per l’artiglieria.
Questa considerazione per dire che i russi non potranno semplicemente concentrare tutte le forze tratte dagli altri fronti nel Donbass, che è un’area relativamente ristretta.
Altro aspetto da tenere presente è che le forze tratte dal Nord non sono esattamente in buono stato: hanno perduto almeno il 20% della capacità operativa, che significa non solo come mediamente un uomo e un carro armato ogni cinque non sono più funzionanti, ma anche che gli altri quattro non sono messi bene a loro volta. Hanno bisogno di riposo e di manutenzione, dopo di che potranno essere “raggruppati” consolidando i battaglioni (o i famosi “BTG”): sciogliendone alcuni per rinforzare gli altri, visto che non esistono rimpiazzi (c’è un motivo se i russi hanno richiamato forze dal Pacifico, dalla Siria e dall’Armenia e indetto una nuova leva di coscritti). Questi BTG “raggruppati” richiedono tempo per tornare operativi a pieno titolo; se impiegati troppo presto sono destinati ad esaurirsi di nuovo molto in fretta.
Insomma: la concentrazione di forze nel Donbass è più facile a dirsi che a farsi.
Veniamo agli Ucraini e a come impiegheranno le LORO forze liberate dal fronte di Kyiv (quelle intorno a Chernihiv minacceranno come detto direttamente il territorio russo).
Introduciamo qui un altro concetto militare: quello della “manovra per linee interne”, che era la passione di Napoleone.
Il fronte bellico in Ucraina ha la forma di una grande C rovesciata e schiacciata, con una punta a Kyiv nel Nord e l’altra a Mykolaiv nel Sud: gli ucraini stanno all’interno e i russi stanno all’esterno.
Per certi versi potrebbe sembrare che i russi stiano circondando gli ucraini, ma non è così: innanzitutto perché questo fosse vero occorrerebbe che la “pinza” tendesse a chiudersi, mentre così non è a causa del ripiegamento russo al nord e dello stallo al sud. Poi la distanza fra le due braccia della C è troppo grande e non consente di proiettare fuoco all’interno da entrambi i lati. Infine, il terreno è così fangoso che anche i carri hanno difficoltà a muoversi fuori dalle strade e quindi la difesa ucraina è bene ancorata ai centri abitati che si trovano lungo le strade praticabili.
“Manovra per linee interne” significa che per le forze interne alla C è facile spostarsi da un punto all’altro del fronte, mentre per quelle all’esterno è difficilissimo: questione di distanze, e anche di strade. Per spostare un BTG dalla Bielorussia al Donbass ci vuole almeno una settimana in condizioni normali; da due a tre in quelle attuali di penuria di carburanti e di intasamento delle vie di comunicazione.
Questo in sostanza significa che per gli ucraini sarà relativamente semplice spostare unità da una parte all’altra del fronte per rinforzare la difesa nel Donbass, mentre per i russi sarà sempre più difficile alimentare la loro offensiva nello stesso settore.
Considerato che il morale dei russi è decisamente scosso mentre quello degli ucraini è alle stelle per la liberazione della capitale, dobbiamo aspettarci un’offensiva russa molto prudente e sistematica, accompagnata da un supporto di fuoco di distruzione da parte dell’artiglieria che polverizzerà tutto davanti a sé… Tranne le trincee dei difensori, notoriamente difficili da distruggere con l’artiglieria.
I russi quindi avanzeranno lentamente e a costo di gravi perdite. Se morale e disciplina li sosterranno abbastanza a lungo, riusciranno ad avanzare fino alla località-chiave nel Nord-Ovest del Donbass su cui convergono le strade provenienti dal confine russo, e che costituirà il perno della difesa ucraina: Kramatorsk.
A meno che una delle due parti ceda di schianto per un motivo o per un altro, assisteremo quindi ad una nuova battaglia di annientamento focalizzata su un centro urbano di vaste dimensioni, che potrebbe far apparire l’assedio di Mariupol come un episodio minore.
Ove Putin potesse catturarne le rovine fumanti, potrebbe anche dirsi soddisfatto perché a quel punto la conquista della regione sarebbe praticamente completa.
Ma ci riuscirà, a dispetto dei problemi di densità di forze e dalla manovra ucraina per linee interne?
Riuscirà l’orso Vladimiro a prendere Kramatorsk?