Il salario minimo e la parità salariale sono due priorità non più rimandabili: ora più che mai occorrono retribuzioni eque e dignitose per uomini e donne.
Dopo la storica intesa sulla direttiva europea raggiunta questa notte, è il momento della responsabilità per tutti gli Stati membri e le Regioni possono giocare un ruolo cruciale nei confronti del governo affinché la battaglia sia portata a casa.
Eleonora Mattia,la dinamica presidente della commissione lavoro della Regione Lazio ha già presentato una mozione in Consiglio regionale per impegnare la Regione Lazio a sostenere, in tutte le sedi, gli atti e le misure che prevedono l’istituzione del “salario minimo orario” per i lavoratori e la lavoratrici.
La considerazione della presidente Mattia da risposta a tutti i sostenitori della contrattazione a spese del salario minimo:”circa 2 milioni di lavoratori in Italia non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento e oltre 2,5 milioni possono essere considerati lavoratori poveri (cd working poors). Secondo le rilevazioni INPS, nel nostro Paese 4,6 milioni di lavoratori – circa il 30% del totale – guadagnano meno di 9 euro l’ora. Quota che diventa il 35% tra gli operai agricoli e il 90% dei lavoratori domestici, mentre 2,5 milioni non arrivano a 8 euro. “L’Italia è uno dei 6 Paesi su 27 Stati membri dell’UE a non avere una forma di regolamentazione in materia.
Non è possibile ancora oggi avere gli occhi barrati e non vivere questa crudele realtà la novità del dibattito europeo impongono serietà e celerità al governo, al di là delle dichiarazioni contrarie di qualche zerbino dei Grandi Poteri, quella sul salario minimo è una questione centrale che riguarda la dignità del lavoro e risponde ai principi irrinunciabili della Costituzione.
Serve subito una legge, siamo già in ritardo, che consenta di contrastare forme di competizione salariale al ribasso, garantisca la correttezza della competizione sul mercato delle imprese e ponga un argine alla schiavitù dilagante.
Alfredo Magnifico