Ultime notizie

Mentre la  presidente Meloni veniva acclamata dall’ assemblea della Cisl, il Sole 24 Ore, in prima pagina pubblicava il “Contatore della crisi”, con: 742 giorni di calo della produzione industriale italiana dall’inizio di febbraio 2023 e con il mese di gennaio chiuso con un prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità in Italia di 143 euro al megawattora: con l’aumento in un anno è del 44%.

Quell’assemblea Cislina ha sancito una profonda divisione con Cgil e Uil da una parte e la Cisl dall’altra.

La situazione è drastica lo conferma l’Istat che ha sfornato dati che vedon la produzione industriale in calo da febbraio 2023, i prezzi di beni di consumo e dell’energia aumentano mese dopo mese, i salari che non riescono a recuperare l’inflazione, visto che le buone notizie per il mondo del lavoro sono davvero poche, parafrasando i Latini dico “Cui prodest”? a chi conviene questa rottura sindacale?

Forse lo stesso festeggiamento unitario del primo maggio potrebbe essere messo in discussione o forse potrebbe non rompere del tutto per il fatto che il sindacato è coinvolto unitariamente nei festeggiamenti del giubileo del lavoro.

Con la fine delle ideologie le divisioni non hanno giustificazione se non nella volontà di autoconservazione degli apparati la stessa frase pronunciata con grande enfasi dalla presidente del Consiglio; «tossica visione conflittuale» francamente mi sembra oltre che una debita ingerenza nei fatti sindacali anche una bastonata al diritto di sollevare critiche al governo anche quando fatti incontrovertibili solleciterebbero il mondo del lavoro all’alzata di scudi.

In questa confusione a perderci sono soprattutto i lavoratori,infatti la tutela dei dipendenti in questo momento la fanno unicamente le categorie dei vari settori con la rinegoziazione dei contratti il più delle volte in modo deludente poiché non recuperano neanche l’inflazione.

Mentre le confederazioni sindacali si concentrano su battaglie di bandiera (la legge sulla partecipazione per la Cisl,il referendum sul Jobs act per la Cgil, la presidente del Consiglio contrappone una sua visione che non contempla conflitti sociali, ma neanche politici, a differenza di quando lei era all’opposizione che di conflitti, critiche etc non ne ha lesinato..

La politica non ha interesse ad avere un interlocutore forte con cui confrontarsi, non è un caso se in questo contesto non si parla più di misurazione della rappresentanza.

I partiti rivendicano la loro legittimazione in funzione del mandato degli elettori fosse anche dello 0,2%.

Dei sindacati non si sa quanti siano gli iscritti reali, per cui a proprio piacimento ognuno da i numeri che nessuno controlla.

Colpisce che nemmeno sull’esigenza di rafforzare la loro azione attraverso la misurazione della rappresentanza le tre confederazioni riescano a trovare un accordo.

Cui prodest?  A chi conviene? Di certo non ai lavoratori che queste organizzazioni intendono o pensano di rappresentare.

 

Alfredo Magnifico