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Cari lettori di Paese Sera, cari amici di futuRisto, oggi partiremo per un viaggio molto particolare: quello nel misterioso mondo delle “Ghost Kitchen”. Dal titolo sembrerebbe un itinerario culinario dal sapore splatter in stile “Paranormal Activity”, tanto per strizzare l’occhio alla nota serie di film horror statunitense, ma non temete: qui nulla ritorna in vita, anzi… tutto prende vita!

La Ghost Kitchen, declinata poi in altre più piccole sfaccettature come quelle della cucina dark, virtual o cloud, è di fatto un format di “Ristorante senza il Ristorante”. Una cucina che non si vede, assenza di una sala per sedersi a tavola, la mancanza di vetrine fisiche e di qualsiasi contatto con il mondo esterno…

Quindi? è o non è un luogo legato all’arte della cucina?

Certo! Un luogo virtuale, però.

Qualcuno potrebbe pensare al Food delivery, cioè gli ormai celebri intermediari per la consegna a domicilio, ma non si tratta di questo: parliamo di nuovi modelli di business legati alla Ristorazione, privati del “contorno fisico” che ruota intorno al piatto.

Diverse cucine in un’unica cucina, pronta a dedicarsi con abile ingegno alle richieste di ogni tipo di clientela, dal consumatore finale al Cliente B2B.

In questa occasione mi sento di dedicare il mio viaggio a coloro che magari vorrebbero intraprendere un percorso nuovo, cogliendo attraverso le mie parole un’opportunità per farsi strada nell’universo food.

In nome di alcuni demoni buoni per chi intraprende una nuova attività, quali flessibilità, libertà, investimenti minori e sperimentazione, molti Imprenditori hanno già deciso di investire in questo nuovo modello di business.

Sicuramente il trigger che ha innescato il successo di queste nuove modalità di somministrazione è stato lo sviluppo enorme del digitale nel periodo della pandemia da Covid-19, come lo è stato per il delivery.

Da quel momento il mercato on line ha creato una vera e propria rivoluzione, abituando il cliente a ordinare qualsiasi prodotto e a riceverlo nel più breve tempo possibile; così molti hanno pensato di cavalcare questa rivoluzione applicandola anche all’universo culinario.

Un esempio vincente?

Cari Lettori, oggi si prende di nuovo l’aereo ma stando seduti nella sala da pranzo della propria abitazione. Potremmo visitare molti luoghi virtuali, ma noi siamo Futuristo e quindi anche in questo caso puntiamo alla versione 2.0 dell’argomento del giorno: oggi si parlerà del marchio Oomi, nuovo colosso nel panorama della ghost kitchen.

Passata l’emergenza Covid era chiaro che la “cucina fantasma” dovesse pensare in modo nuovo, in un’ottica di lungo periodo per non perdere le posizioni acquisite sul mercato e per continuare a generare valore.

Ed eccoci qui, a raccontare l’evoluzione della Ristorazione made in digital, ossia Oomi Kitchen.

Cosa avrà potuto fare questo marchio estero per differenziarsi dalla concorrenza?

Innanzitutto adottando una strategia innovativa e particolarmente coinvolgente rispetto al pubblico di riferimento, facendo ricorso alla gamification dell’esperienza di acquisto. Oomi Kitchen ha usato questo approccio creando un vero e proprio mondo ispirato a giochi come The Sims. The Sims è un videogioco di simulazione in cui possiamo creare un nostro alter ego virtuale accompagnandolo in questo videogioco in cui l’utente ha la possibilità di fare ciò che fa nella vita reale, magari facendolo anche meglio dal momento che è egli stesso a decidere ogni finale… Beh, tornando alla ristorazione, la Oomi ha inventato tutto ciò per i propri Clienti.

Quando entri nel loro mondo hai la possibilità di partecipare alle inaugurazioni delle food hall virtuali, molto accoglienti e che ci riportano indietro nel tempo alla fanciullezza e ai cartoon con colori e sensazioni visive che restituiscono allo sguardo tante emozioni da gustare.

Ma non è solo questo che determina il successo di questo nuovo colosso. Secondo il Nation’s Restaurant News, nota pubblicazione commerciale americana che si occupa del settore del Food in ottica business, Oomi ha operato un incredibile miglioramento nel settore di riferimento, guardando alla qualità.

Non si può più pensare di propinare al cliente finale un piatto basico, occorre convogliare l’alta ristorazione all’interno di questo concept, includendo, anche nel caso, ristoranti fisici di alto livello che, fiutato l’affare, si prendono ulteriore spazio all’interno dell’ offerta ai consumatori, saltando a piè pari dalla Ristorazione tradizionale a quella digitale.

E in Italia?

Anche qui si fa innovazione con marchi che non hanno nulla da invidiare ai competitors d’oltremare.

Filiera corta, rapporto con i produttori, ingredienti stagionali, consegna su mezzi green e packaging attento, come le ghost Kitchen di Delicatissimo o Nanie.

Ne potremmo citare delle altre, perché in effetti questo business è diventato in poco tempo una giungla fitta, ma la chiave che accomuna tutti questi marchi e tutti questi Imprenditori è sicuramente l’importanza delle scelte legate alle tecnologie necessarie per gestire queste attività, che sembrano virtuali ma di fatto non lo sono.

Il digitale e le tecnologie informatiche sono entrate non solo come sostegno secondario ma come sistemi che da soli gestiscono e controllano il gestito di un’attività così complessa come quella della Ristorazione; software come FOODCOST® In Cloud, ad esempio, che per una ghost kitchen sono indispensabili per avere una gestione ottimale dei processi, garantendo il successo a questo innovativo mondo.

Cari amici di futuristo, a voi un’idea per fare imprenditoria e a me la convinzione che, anche quando crediamo che non ci sia più nulla da scoprire, arriva sempre una nuova storia a sorprenderci.

Alla prossima avventura!

Vincenzo Liccardi

CEO FOODCOST® In Cloud

www.foodcostincloud.it