Il 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese mette a fuoco il quadro attuale con un’inversione del ciclo occupazionale, il rallentamento della crescita, la crisi demografica e del welfare e con i meccanismi di mobilità sociale che si sono usurati: nel 2050, in Italia, ci saranno 4,5 milioni di persone in meno, con un aumento dello squilibrio tra la diminuzione degli under 65 (- 9,1 milioni) e l’aumento degli over 65 (+4,6 milioni).
Siamo un Paese di “sonnambuli”, preoccupati da questi grandi temi ma allo stesso tempo pronti ad ignorarli nella propria quotidianità, l’aumento degli anziani e il calo dei giovani renderà sempre meno sostenibile il nostro welfare.
Quando tutto si considera emergenza, nessuna lo è veramente, ed è così che si genera un’inerzia generale, ci si fa prendere dall’emotività pertanto: l’84% degli italiani ha paura del cambiamento climatico, il 73,4% della crisi economica e dell’aumento della povertà, il 73% della gestione dei flussi migratori, il 53,1% del collasso finanziario dello Stato, il 59,9% teme un nuovo conflitto mondiale che coinvolgerà anche l’Italia, il 59,2% ritiene che non siamo in grado di proteggerci da attacchi terroristici di matrice jihadista, il 49,9% pensa che non saremmo in grado di difenderci da un attacco militare.
L’81% degli italiani dedica molta più attenzione, rispetto al passato, alla gestione dello stress e alla cura delle relazioni, il 94,7% considera fondamentale la felicità delle piccole cose quotidiane come il tempo libero, gli hobby, le passioni e per l’87,3% degli occupati il lavoro non è più nelle prime posizioni nella gerarchia dei valori personali.
Le paure globali portano a un ripiegamento verso desideri minori e a uno stile di vita alla ricerca di piaceri quotidiani, piuttosto che ad una corsa verso maggiori consumi, cambia il rapporto individuale con il tempo e le spinte collettive si spengono, puntando verso una nuova soggettività fatta di desideri a bassa intensità.
L’Italia resta all’ultimo posto nell’Unione Europea per tasso di occupazione, il sistema produttivo continua a soffrire una carenza di manodopera e figure professionali specializzate, anche se, tra il 2021 e il 2022 gli occupati sono aumentati del 2,4%, e nei primi sei mesi di quest’anno la crescita è stata del 2%, l’81,3% degli intervistati valuta positivamente lo smart working perché consente di conciliare gli impegni di lavoro con quelli familiari.
La spesa sanitaria pubblica, durante la pandemia, è passata dal 6,4% al 7,4%, e dal 2012 al 2019 è calata dello 0,4%, a fronte di un aumento del 15% in Francia, del 16,4% in Germania, del 7,7% in Spagna.
Il 75,8% accusa una maggiore difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie nella propria regione, a causa della lunghezza delle liste d’attesa, il 71% in caso di urgenza è costretto a rivolgersi a strutture private (il 77,3% nel Mezzogiorno), il 79,1% esprime preoccupazione per il funzionamento del Servizio sanitario nel prossimo futuro, e l’89,7% pensa che le persone benestanti siano privilegiate per le possibilità di cura.
Gli over 65 oggi sono più di 14 milioni e rappresentano il 24,1% della popolazione, in costante aumento, nel 2050 saranno il 34,5% dei residenti, solo un terzo degli anziani di oggi pensa di vivere una condizione peggiore di quella dei propri genitori, i giovani fra i 18 e i 34 anni, nel 75,4% dei casi, sono preoccupati di quella che sarà la loro condizione in vecchiaia.
Il numero di componenti delle famiglie scenderà dai 2,31 del 2023 ai 2,15 del 2040, le coppie con figli diminuiranno fino a diventare il 25,8% nel 2040, e aumenteranno fino al 60% quelle unipersonali, composte soprattutto da senior.
Resta centrale il tema della cura e dei bisogni assistenziali, che si affaccerà sempre più costantemente sulla scena, anche se negli ultimi anni c’è stata una diminuzione delle persone con gravi limitazioni funzionali.
Sul fronte delle pensioni, il 65,3% degli anziani ritiene che gli importi non siano in grado di garantire il benessere, e l’84,6% pensa che sia importante investire i propri risparmi, il 42% degli anziani, anche nel 2023, ha continuato a garantire un supporto economico ai familiari più giovani.
Il Censis, in passato ha elogiato il sommerso, che costituiva, sia pure in maniera autarchica e disordinata, il motore del Paese, e ancora qualche anno fa identificava “minoranze vitali”, ora definisce gli italiani un popolo di “sonnambuli” che non vedono, non costruiscono il futuro, ripiegati su se stessi, e hanno paura.
La società italiana sembra affetta da sonnambulismo, precipitata in un sonno profondo dal quale servirebbe un risveglio veloce per evitare di dover affrontare dinamiche strutturali dagli esiti che, di certo, saranno funesti.
Alfredo Magnifico