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La globalizzazione è un fenomeno complesso, abbraccia temi economici, politici, sociali e demografici, ha contribuito a colmare il divario tra i lavoratori nelle economie avanzate e in quelle in via di sviluppo, attraverso la diffusione della tecnologia, ma ha anche provocato delocalizzazioni e perdita di posti di lavoro.

I settori più vulnerabili si sono rivelati quelli caratterizzati da una prevalenza di lavori a bassa qualifica, il cambiamento tecnologico ha generato squilibri sia dal lato della forza lavoro, ove è aumentata la disoccupazione dei lavoratori meno qualificati, sia dal lato dei prezzi, alla luce dell’aumento delle diseguaglianze salariali tra i lavoratori qualificati e non qualificati.

I lavoratori generici, non qualificati, hanno pagato il costo maggiore dovuto alla scomparsa delle occupazioni che coinvolgono mansioni di routine.

La parziale scomparsa di lavoratori generici avviene in relazione al grado di ripetitività delle mansioni che si associano alla posizione lavorativa, le cause sono dovute al progresso tecnologico di automazione che sostituiscono il lavoro e soprattutto la delocalizzazione come conseguenza della globalizzazione.

La globalizzazione è ispirata ad una logica che si basa sulla migliore allocazione delle risorse dal punto di vista economico, ma non riesce a realizzare un’equa distribuzione della ricchezza.

Il processo di globalizzazione esercita pressioni negative sui sistemi di protezione sociale aprendo la strada all’aumento delle diseguaglianze, come conseguenza dell’esplosione crescente del divario salariale e occupazionale.

Si afferma sempre di più il valore della formazione, attraverso la quale si rigenerano o si trasformano le competenze non più in linea con il mercato del lavoro o obsoleti.

Servirebbe una maggiore attenzione alla politica sociale ponendo al centro l’uomo e da parte della politica una maggiore attenzione per correggere gli squilibri che colpiscono il mercato del lavoro, guardare al bene comune, e far dialogare maggiormente l’economia con la politica.

Occorre riportare la centralità del lavoro, riscoprire l’importanza dell’inclusione come strategia anti-povertà e rimettere al centro soprattutto la dignità umana.

Alfredo Magnifico