A distanza di 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, con la riapertura del caso da parte della procura di Roma, escono fuori nuove rivelazioni di un ex Carabiniere. Tesi come tante altre tutte da verificare ma Antonio Goglia, questo il nome del Carabiniere, asserisce che le spoglie di Emanuela e dell’altra ragazza scomparsa poco prima, Mirella Gregori, sarebbe sepolto all’interno di Castel Sant’Angelo.
Giova rico5rdare che la fortezza, costruita sulla tomba romana di Adriano, faceva parte di un sistema difensivo della città del Vaticano ed un passo collegava direttamente i due complessi. Oggi Castel Sant’Angelo ricade sotto la giurisdizione del Comune di Roma, facile quindi accedere per un sopralluogo.
Antonio Goglia dichiara di aver studiato a fondo il caso, di aver messo in relazione fatti oggettivi accaduti al periodo della scomparsa di Emanuela in Vaticano e quindi essere giunto alla risoluzione che, dichiara testualmente nella missiva inviata al sostituto procuratore “Avendo condotto studi approfonditi e basandomi su fatti concreti che al momento ritengo preferibile non porre in evidenza, Vi comunico che nei sotterranei del Castel Sant’ Angelo, o Mole Adriana, altrimenti detta Mausoleo di Adriano, dietro una porta rinforzata dovrebbe trovarsi una stanza di circa 20 metri quadri. Nella quale dovrebbero trovarsi resti umani, compresi quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori”
L’ex carabiniere cita il vecchio codice 1058 che proibisce il matrimonio tra religiosi, dettame confermato anche dall’attuale codice di diritto canonico risalente al 1983, anno della scomparsa delle due ragazze. Ora per l’organizzazione vaticana dei telefoni nessun interno poteva avere 4 cifre, tutti si fermavano a 3 e togliendo lo 0 esce il 158 che corrisponderebbe all’interno del Vaticano che è l’accesso dei sequestratori alla segreteria vaticana.
L’aver scelto quel codice dovrebbe attestare la volontà dei sequestratori dell’abolizione della norma che proibisce il matrimonio tra religiosi. Ora, visti anche o depistaggi del passato, sembrerebbe quantomeno ardito dare impulso investigativo a queste nuove rivelazioni con indagini mirate, è anche vero che nel passato tra Chiede, cimiteri vaticani ed altro, mai nessuna pista sia stata ignorata, anche in questo caso avremo quindi un’indagine nei sotterranei di Castel Sant’Angelo che se non rivelasse tracce di corpi umani sepolti li, quanto meno servirebbe ad escludere anche questa direttrice tutta interna al Vaticano.
Sui social interviene il fratello della sfortunata giovane, Pietro Orlandi; “Purtroppo leggo articoli e ipotesi senza movente reale che passano per certe al cento per cento e che generano solo confusione. Mi dispiace……” Ed in merito all’ex Carabiniere sostiene essere uno che gli piace apparire e per questo inventa anche frottole. “Tutto è attendibile, – dichiara l’avvocato degli Orlandi Laura Sgrò – se viene supportato da prove.” Ma in questo caso vede solo ulteriore confusione mirata a non far pervenire mai alla verità un fascicolo ormai aperto a 40 anni di distanza dall’accadimento.
Solo per volare su un racconto che al momento non ha alcun fondamento di verità provata ci piace supporre che quando si parla dei sotterranei di Castel Sant’Angelo e delle celle in cui venivano rinchiusi i malcapitati prigionieri, una cella di circa 20 mq il cui accesso è protetto da una pesante porta metallica è quella in cui fu rinchiusa Beatrice Cenci, nella pianta riportata nell’immagine la nr 11.
Non siamo all’epilogo di questa scabrosa vicenda che, come purtroppo tante altre, ha tutta l’impressione di rimanere senza risposte, ce ne dispiace per la famiglia Orlandi, ce ne dispiace per una giustizia che non ha mai potuto fare il suo corso.
La redazione