Ci mettemmo in viaggio verso un mondo migliore? In realtà alcuni di noi lo credevano davvero. Solo alcuni però, i sognatori, quelli che avevano più immaginazione. Tutti però fuggivamo dall’inferno. E quando ti lasci alle spalle l’inferno, non è detto che riesci già ad intravedere il paradiso. Fuggi perché hai nostalgia di ieri, hai la nausea dell’oggi e non vedi più un domani.
Qualcuno qui da voi ha detto che non si deve fuggire per senso di responsabilità verso il proprio Paese, ma questo non è più il mio Paese. L’hanno distrutto, cancellato, hanno messo al suo posto un fantoccio. E così volevano fare anche a noi. Hanno ucciso i nostri figli, violentato le nostre donne, distrutto i nostri progetti. Che altro potevamo fare? Abbiamo chiuso i nostri sogni e li abbiamo imbarcati su una nave, sperando nella clemenza del mare e degli uomini.
Ma gli altri uomini pensano di doversi difendere da noi, forse ci vedono come un rischio, come una possibile minaccia al loro benessere. Uomini nati dalla parte fortunata del mondo che in realtà non dovrebbero temere altro che loro stessi, non certo dei poveri diseredati come noi. Il pericolo ai loro privilegi ce l’hanno in casa e non lo sanno. Ma basterebbe poco, solidarietà, compassione, un piccolo aiuto e la nostra nave avrebbe toccato la riva, anzi forse non avrebbe mai avuto la necessità di salpare.
Qualcuno ha detto che partire è un po’ morire, ma noi lo sapevamo bene. Come sappiamo bene che morire non è la peggior cosa che possa capitare e in ogni caso, se questo è il rischio che si corre per inseguire i propri sogni, vorrà dire che non saremo morti invano.
Romolo Giacani