Da oggi a cadenza variabile, Paese Sera ospiterà dei “viaggi ermeneutici”. Racconti, idee, spunti di viaggio, che non parleranno di luoghi fisici, ma di percorsi mentali. Ermes era il messaggero degli Dei e da lui prende spunto l’ermeneutica, la scienza dell’interpretazione: interpretare i fatti per dargli un significato più ampio o come diceva il prof. Marco Maria Olivetti, la capacità di complicare le cose apparentemente semplici e di semplificare quelle realmente complesse.
Di angeli perduti, ladri, dizionari di greco (per tacer dei sette nani)
Al tramonto dell’anno domini 2022, ultimo della pandemia (ormai definitivamente debellata per decreto dal governo dei migliori, chiamato a guidare i destini italici), primo dell’era meloniana, novella salvatrice dei tricolori destini (ecco perché si vuol far chiamare Il Presidente. In effetti Ducia suona proprio male), mentre stava per concludersi il più surreale mondiale di calcio della storia (con gente confusa che voleva organizzare barbecue e cocomerate nelle case al mare, ma si ritrovò mezza allagata nelle piogge novembrine) capitò il singolar accadimento.
Un fatto insolito che mi lasciò interdetto, un po’ come le dichiarazioni di Sgarbi o la durata dei lavori sulla Tiburtina. I segni evidenti dell’effrazione, un lucchetto saltato, le scatole buttate alla rinfusa, ma incredibilmente le biciclette ancora lì. Anche ad un’analisi più attenta, non mancava proprio nulla, tranne un angioletto del presepe, un angelo caduto in volo, unica traccia rimasta le piccole ali, adagiate nel sordido pavimento dello scantinato. E da qui il dubbio e le domande. Ma tu, novello Arseno Lupin, seguace di Diabolik, sostenitore di Robin Hood, che pensavi di trovare nella mia cantina?
Oltre le biciclette, il presepe, i vecchi giochi e tutte le cose inutili che uno non ha il coraggio di buttare, cosa speravi ci fosse? Eri così ubriaco da confondere la nostra cantina con un miniappartamento di lusso? Eri talmente confidente nella tua buona stella che speravi di aver trovato l’accesso ad una miniera d’oro? Lo hai fatto come gesto di protesta per la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali? Era la prova d’amore richiesta dalla tua bella? Magari lo hai fatto perché hai perso una scommessa: aprire la cantina di uno sconosciuto e rubare una statuina del presepe era la penitenza per non aver ricordato il nome dei 7 nani. Questa è una di quelle situazioni in cui ti aiuta aver studiato il greco. O meglio, ti aiuta aver studiato sul Rocci.
Quel vocabolario scritto in un italiano antiquato in carattere 6, che pesava come un mattone di piombo, ma con le pagine fini come le ali di una farfalla, responsabile della scoliosi e della miopia della gran parte degli studenti ginnasiali della mia età. Quel vocabolario, in cui potevi trovare un significato, ma spesso il suo esatto contrario, non era di grande aiuto per tradurre il greco, ma in compenso sviluppava la fantasia. Ti aiutava a diventare creativo, perché ti insegnava che nella vita non esiste mai una sola verità, che i fatti e le situazioni mutano e alla fine dei conti siamo noi a dargli il significato che vogliamo.
E così, in questi tempi incerti, in questa vita che ingrana solo a tratti, è bello sapere che in ogni situazione potrai sempre trovare una soluzione, potrai individuare una spiegazione, più o meno veritiera, che ti porterà protezione, ristoro e rifugio, facendoti immaginare un futuro più roseo (comunque erano Dotto, Brontolo, Pisolo, Mammolo, Gongolo, Eolo e Cucciolo).
I brani sono tratti dall’omonimo blog www.viaggiermeneutici.com
Romolo Giacani