Il mercato del lavoro italiano risulta altalenante galleggia tra segno positivo e negativo, rispecchia il periodo di incertezza internazionale, con l’inflazione alle stelle, all’11,9%, mai così alta dall’abrogazione della scala mobile, e crisi legata alla guerra russa in Ucraina.
A settembre 2022, dopo due mesi di cali, l’occupazione è tornata a crescere grazie alla spinta estiva, registrando, dati di Istat, 46 mila occupati in più rispetto ad agosto.
Il tasso di occupazione sale al 60,2% (+0,2 punti), occupazione che aumenta per gli uomini (+34mila), e recuperano quasi tre volte più delle donne (dodici mila in più), a crescere, a settembre, sono i contratti a tempo indeterminato (+82 mila).
Quanto peso abbia la cassa integrazione su questi numeri, non si sa, con le nuove modalità di conteggio, l’ Istat considera non occupati i lavoratori in cassa integrazione se l’assenza dal lavoro supera i tre mesi, nell’aumento dei contratti stabili, che il mese precedente erano scesi di quasi centomila unità, potrebbe essere conteggiato anche chi è rientrato dalla cassa integrazione.
Scendono i contratti a termine (ventimila in meno) e gli autonomi (sedicimila in meno), che nel mese precedente erano stati gli unici ad aumentare.
Sull’ anno, il numero di occupati a settembre 2022 supera quello di settembre 2021 dell’1,4%, pari a 316 mila unità in più, di cui 205 mila a tempo indeterminato, solo 29mila a termine e 83mila autonomi.
I giovanissimi (15-24 anni) perdono dieci mila occupati in un mese, la crescita maggiore si registra tra i 25 e i 34 anni (+78mila), e a seguire tra i 35-49enni (+18mila), gli over 50 scendono di quarantamila unità in un mese. Il tasso di disoccupazione totale rimane al 7,9%, quello giovanile sale al 23,7% (+1,6 punti), al netto della componente demografica, sono ancora i giovani al di sotto dei 35 anni a guidare la ripresa dell’occupazione (+6%), con 274 mila occupati in più in un anno. L’incertezza economica è evidente se si confronta il terzo trimestre con quello precedente, registra una diminuzione del numero di occupati di ventiduemila unità che si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-48mila) e alla crescita degli inattivi (+40mila unità).
A settembre, sono cresciuti i disoccupati che cercano lavoro e sono diminuiti invece gli inattivi, sintomo di un mercato che prova a riprendersi e a galleggiare, con il Pil che cresce a sorpresa dello 0,5% nel terzo trimestre, grazie all’effetto propulsivo di un turismo estivo che ha registrato numeri da tutto esaurito.
Con l’inflazione che ha toccato la soglia dell’11,9% proprio i consumi interni, con la produzione manifatturiera, sono le voci più a rischio. Con effetti a cascata anche sul lavoro.
All’interno di questi numeri si annidano le principali criticità del mercato del lavoro e i fabbisogni di adeguamento delle politiche attive che continuano a essere tarate su obiettivi e comportamenti astratti dalla realtà.
Il nuovo Governo sembra intenzionato a muoversi nella direzione di stimolare una riconversione delle politiche attive verso un maggiore coinvolgimento delle imprese e del ruolo della domanda di lavoro nell’orientare gli incentivi e gli interventi formativi, prospettiva condivisibile, che non trova riscontro nell’attuale governance e nel modo di gestire le risorse previste nel Pnrr per l’occupazione
Alfredo Magnifico