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Il “Regime Change” a Mosca di cui abbiamo parlato finora è tutt’altro che imminente, probabile o dietro l’angolo. Si tratta però di un obiettivo da perseguire per porre fine al conflitto con una certa sicurezza di non vederlo riesplodere a breve termine. La dichiarazione di Josep Borrel – responsabile della politica estera della EU – in base alla quale la Russia si deve ritirare senza condizioni dietro i confini internazionalmente riconosciuti e pagare i danni di guerra, è in sostanza l’ammissione che la guerra proseguirà fino al raggiungimento di questo obiettivo, in quanto ormai la coesistenza pacifica fra Putin e l’Occidente non è più possibile.

Nel post precedente abbiamo considerato i possibili strumenti per un eventuale Colpo di Stato contro Putin: oltre alle Forze Armate regolari abbiamo una miriade di milizie e le PMC, cioè le Compagnie Private di Sicurezza paramilitari. Ciascuna di queste formazioni, oltre a poter essere strumentale per l’accesso al potere degli eventuali congiurati, dovrebbe a sua volta vedersela con le altre che – non coinvolte nella congiura – potrebbero supportare il Regime.
Oltre a queste, Putin può contare su ulteriori forze difficilmente influenzabili dai congiurati: la Rozgvardya (cioè la “Guardia Russa”, una specie di “Guardia Nazionale” costituita essenzialmente dai vari reparti di sicurezza del Ministero degli Interni), la polizia metropolitana, e la Guardia del Cremlino (essenzialmente controllata dall’FSB).

Occorre inoltre considerare quello che è il vero “cuore” del Regime, rappresentato dalla giungla dei Servizi Segreti. Questi sono stati lo strumento principale per la formazione e il consolidamento del regime, e rappresentano anche la forza principale di Putin. Però questi Servizi, oltre a disporre di un potenziale militare limitato rispetto agli altri attori considerati finora, sono anche frammentati in diverse agenzie atte a bilanciarsi e a controllarsi a vicenda, a loro volta suddivise in “feudi” sotto il controllo di personalità differenti che basano la loro fedeltà a Putin sulla loro convenienza.
Molte delle azioni più recenti di Putin non hanno affatto riscosso la soddisfazione di larga parte dei Servizi, e se da una parte un Colpo di Stato da parte di elementi di tali Agenzie risulti ampiamente improbabile, è anche vero che diverse personalità potrebbero decidere di voltarsi dall’altra parte in caso di Colpo di Stato, per poi mettersi al servizio di un nuovo potere il quale potrebbe rivelarsi preferibile ad un Regime chiaramente sotto scacco e ormai drammaticamente a corto di opzioni.

A questo punto del ragionamento appare chiaro come gli eventuali congiurati per rovesciare il Regime attuale dovrebbero poter contare quantomeno su una porzione ancora funzionante e capace dell’Esercito oppure su un solido nucleo di PMC quali il Gruppo Wagner, in ogni caso sostenuti da elementi più o meno attivi dei Servizi: con queste forze dovrebbero sopraffare o neutralizzare la Guardia del Cremlino e la Rozgvardya… E a quel punto per consolidare il potere dovrebbero assolutamente assumere il controllo dei Codici per il controllo dell’arsenale nucleare, che rappresenta ormai l’unico vero fattore di controllo e di unità della Russia.

Sappiamo che i personaggi che detengono tali codici oltre a Putin sono il ministro della Difesa Shoygu e il Capo di Stato Maggiore Gerasimov.
Questo fatto in sé pone fuori gioco il Gruppo Wagner, in quanto i suoi rapporti con le Forze Armate e in particolare con Gerasimov sono pessimi e basati su un’assoluta mancanza di fiducia e di rispetto reciproci.
Il Gruppo Wagner è sotto l’assoluto controllo dell’oligarca Prigozhin, che oltre ad essere molto vicino a Putin è anche colui che controlla la macchina della propaganda… Un po’ come se rappresentasse tanto gli equivalenti di Himmler che di Goebbels nel Regime. Se anche Prigozhin decidesse che ormai la figura di Putin rappresentasse più un intralcio che un assetto per i suoi interessi, maschererebbe la sua azione come un intervento di supporto allo Zar piuttosto che presentarla come una rivolta, e si insedierebbe come il nuovo “uomo forte” accanto a lui sottraendo il potere ai militari che disprezza.

Di contro, un Colpo di Stato militare – che sarebbe ormai giustificato dai ripetuti errori catastrofici dovuti alle ingerenze di Putin nella gestione della guerra – incontrerebbe proprio in Prigozhin, nei suoi assetti e nei suoi alleati (come Kodyrov) l’ostacolo principale.
Un’azione delle VDV anche con reparti sottratti segretamente dal fronte probabilmente avrebbe la meglio su qualunque resistenza armata, e i paracadutisti che le compongono sarebbero ben felici di togliersi qualche soddisfazione sui mercenari del Wagner…
Purtroppo però le VDV non sono sotto il controllo diretto di Gerasimov, ed anzi nutrono una certa rivalità nei confronti del resto dell’Esercito; a complicare ulteriormente le cose, i rapporti fra lo stesso Gerasimov e Shoygu sono tutt’altro che buoni: in effetti il ministro della Difesa è legatissimo a Putin e in buona sostanza ha proprio il compito di controllare il Capo di Stato Maggiore.

Insomma: allo stato attuale delle cose, così come sono state organizzate appositamente da Putin, un Colpo di Stato appare piuttosto improbabile. Le varie forze che potrebbero eventualmente tentarlo si bilanciano troppo bene fra loro, in base ad un equilibrio di potere studiato a ragion veduta da un orso Vladimiro magari negato per le operazioni militari ma estremamente scaltro nella gestione del suo Regime.

Questo naturalmente non vuol dire che un rovesciamento del Regime non sia possibile: semplicemente non appare verosimile nella situazione attuale. Ma gli equilibri interni sono in continuo divenire sotto i colpi del conflitto che volge sempre più a sfavore della Russia, e i vari componenti del Regime stesso soffrono a loro volta dell’influenza dell’umore popolare.
Al momento la popolazione appare in larga maggioranza inerte: la fuga appare molto più allettante della lotta contro il potere in carica a chi rifiuta di andare a combattere, e anche se l’opposizione è cresciuta di molto, il supporto a Putin per il momento è ancora maggioritario.
Quello che però appare evidente è che l’entusiasmo patriottico di sei mesi fa si è ormai trasformato in un sentimento di confusa preoccupazione per le sorti della Madrepatria e di dubbio sulla reale situazione al fronte; dubbio che non potrà che continuare ad accrescersi con il moltiplicarsi delle voci disfattiste in arrivo dall’Ucraina, dove l’esercito continua ad accumulare insuccessi sempre più gravi.

Se l’esercito ucraino continuerà a conseguire successi e ad accrescere il proprio Momentum con il compatto sostegno dell’Occidente, la Russia si troverà a sostenere nuove sconfitte sempre più difficili da minimizzare, che oltre ad abbattere ulteriormente il morale dei combattenti accresceranno anche i dubbi e le paure della popolazione.
Il sostegno popolare alla guerra prima e al Regime poi risulterà inevitabilmente eroso nel corso dell’inverno, e la ripresa della controffensiva ucraina potrebbe far crollare definitivamente gli equilibri interni fra le varie componenti del Regime.
L’orso Vladimiro probabilmente può ancora dormire qualche sonno tranquillo, mentre il Grande Fango rallenta l’attuale controffensiva ucraina… Ma potrebbero non restargli molti mesi in cui dormire al Cremlino.

Orio Giorgio Stirpe